«Vengo a Bolzano per imparare come si convive»

L’ex ministro al Teatro Cristallo sabato prossimo «L’Italia non è un Paese razzista, ma c’è da fare»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. E' un brivido quotidiano. Può essere di prima mattina, al telefono, o quando apre la mail. L'ultima voce le diceva: «Sei ancora qui? Ma perché non sparisci». E un'altra: «Sei nera, che ci fai in mezzo a noi?».

Ecco la nuova vita di Cecile Kyenge. In fondo, non molto diversa da quando era ministro. Solo che allora le minacce finivano sui giornali. E qualcuna era diventata oggetto di interrogazioni parlamentari. Ora no, i giornali hanno smesso di scriverne. Ma lei non ha smesso di riceverli, gli insulti. «Dieci mesi indimenticabili», dice adesso: dal 20 aprile 2013 al 22 febbraio di quest'anno al dicastero dell'integrazione. Senza portafoglio.

Indimenticabili anche in negativo. I giornali di destra pubblicavano la sua agenda per aizzare i comitati di benvenuto. Adesso, da parlamentare Pd fa lo stesso lavoro di prima, far accettare a questo Paese le diversità, ma è meno sotto i riflettori. Il che non basta a non farla più sentire in prima linea, anzi.

Sabato 12 aprile sarà a Bolzano (Teatro Cristallo, ore 15, con il nostro direttore Alberto Faustini presenterà il suo libro "La strada della convivenza"), terra di diversità a loro modo conviventi.

Il che potrebbe servire, più in generale, alla sua battaglia. E alla nostra.

In Alto Adige i primi immigrati sono stati gli italiani. E adesso si cerca di accettare le diversità gli uni degli altri. Che ci dirà?

Che dall'Alto Adige può arrivare una lezione per tutti. E' un osservatorio per vedere le cose nel concreto. Ci vivono tante comunità e si vede soprattutto una cosa: che una minoranza è riuscita a conservare i suoi usi e la sua lingua pur dentro lo Stato italiano.

Vuol dire che lo Stato è capace di rispettare le minoranze?

Sì, ma anche che le minoranze sono capaci di rispettare lo Stato. Che si può essere cittadini in modi diversi. Ma sempre in Italia e sempre uniformandosi alle stesse leggi. Penso che questo sia un passaggio importante e che a me sta molto a cuore: ci sono dei diritti ma ci sono anche dei doveri.

Si riferisce anche ai nuovi immigrati?

Soprattutto a loro. Se una comunità, come quella italiana in questo caso, offre la possibilità di vivere qui, di usufruire dei benefici della democrazia, dei diritti che derivano dalla costituzione è indispensabile che chi arriva accetti le nuove regole. Abbia ben presente i suoi doveri. In questo modo si diventa cittadini. E tutti, italiani e nuovi italiani, lo sono allo stesso modo.

E invece?

Spesso accade che non si concepisca la possibilità di essere cittadini di una nazione conservando il proprio bagaglio culturale. O tutto o niente. E questo non va, perchè ci sono tanti modi per convivere. E' sbagliato cercare la purezza a tutti i costi. Si finisce nel razzismo. E io ritengo che l'Italia non sia un Paese razzista. Ma ci sono tanti che ancora pensano a dividere il mondo in bianco o nero. In tutti i sensi.

Come è cambiata la sua vita da quando non è più ministro?

Direi quanto è cambiata quando lo sono diventata! Oggi ho forse più tempo da dedicare alla famiglia ma non troppo. E' come se non riuscissi a togliermi dall'occhio del ciclone. Ma forse è colpa mia, perchè continuo a combattere le stesse battaglie. Con meno visibilità ma con pesanti conseguenze nel mio quotidiano.

Lei ha scritto un libro "Ho sognato una strada" in cui tesse le lodi del meticciato.

E' così. Il meticciato è una ricchezza. Cosa sarebbe l'Italia se, dopo Roma, non avesse accolto i nuovi popoli o una religione mediorientale come il cristianesimo? Al nord Italia sono biondi in Sicilia scuri. Un popolo bellissimo. Anche l'Alto Adige è bello perchè è un poco meticcio.

Ci aspetta una strada lunga?

Difficile. Ma siamo messi meglio di ieri. Anche episodi di razzismo, le tante polemiche ci aiutano a riflettere. Sono questioni diventate parte della quotidianità.

E lei, che strada sta percorrendo?

Sempre la stessa. Col sottosegretario Gozi andiamo avanti col progetto "un patto per l'Europa delle diversità contro il razzismo". Il 5 maggio a Bruxelles porteremo i rappresentanti e i cittadini di 23 Paesi. Tutti insieme, dalla Grecia alla Polonia per firmare questo patto. Bene no?.

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