Vettorato: «Sulla cultura Bolzano ha avuto troppo ora tocca alle periferie» 

I tagli. L’ assessore alla Cultura: «I risparmi al Trevi verranno trasferiti fuori dal capoluogo» I 15 lavoratori in uscita: «Anche i nostri funzionari sono qualificati». Le linee: «Più storia locale»


Francesca Gonzato


Riorganizzato il Centro Trevi, cancellato il progetto «Nel cerchio dell’arte», internalizzato il servizio al Trevi, alla sua mediateca multilingue e a quella di Merano, quindici posti di lavoro persi per le cooperative con il rientro di personale provinciale. Sette mesi dopo le elezioni provinciali arrivano i tagli all’assessorato alla Cultura. Daniela Zambaldi, coordinatrice dei due centri multilingui di Bolzano e Merano, ha raccontato sul nostro giornale le sue preoccupazioni, definendo «illusione» l’idea che «capacità, esperienza, conoscenze e disponibilità siano merce intercambiabile». L’assessore Giuliano Vettorato (Lega), incalzato dalla proteste di sindacato e opposizione, parla di «caso gonfiato». Gli abbiamo chiesto quale sia la strategia.

Il progetto «Nel cerchio dell’arte» al Trevi ha visto dal 2016 collaborazioni con musei nazionali. Perché è cancellarlo?

Era un progetto pluriennale arrivato a scadenza.

Avreste potuto riproporlo.

Era un progetto fortemente voluto dall’assessore Tommasini. Non mi interessa fare il Tommasini bis, usciremo a breve con le linee guida per la cultura e i progetti elaborati da noi.

Intanto riorganizzate il Centro Trevi, fiore all’occhiello dell’assessorato alla Cultura italiana, con servizi molto frequentati. Quindici persone perderanno il lavoro, persone professionalmente formate, come denuncia la Cgil.

Non licenziamo nessuno. A partire dall’anno prossimo acquisteremo un numero inferiore di ore all’esterno.

Le ore lavorate sono persone.

Chi critica le esternalizzazioni, adesso ci dà addosso perché riprendiamo in mano il servizio. Quanto alla competenza professionale, si vuole dire che i nostri addetti non sono qualificati?

Diminuirete gli orari di apertura al pubblico del Trevi?

Per l’utenza nulla cambierà.

Le notizie sulla cultura stanno uscendo un pezzo alla volta. Qual è la sua strategia sull’assessorato?

A breve presenteremo tutto. Ancora un po’ di pazienza.

Considerata la preoccupazione provocata dalla riorganizzazione del Trevi non è meglio anticipare qualcosa?

Diciamo così: in questi mesi ho incontrato 190 associazioni culturali di tutto il territorio provinciale. C’è una critica che ritorna: ci dicono che la cultura italiana in questi anni è stata bolzanocentrica. Le altre realtà si sono sentite trascurate. Faremo degli investimenti su Bressanone, Merano e Laives.

Quindi taglierete i finanziamenti su Bolzano? È il capoluogo e il maggiore centro per il gruppo italiano.

Bolzano ha già moltissimo. E il Trevi costa tanto: non ci saranno più grossi eventi. Ciò che recupererò al Trevi con la razionalizzazione della spesa, lo girerò alle associazioni della periferia che ha sofferto in questi anni.

Qual è, secondo lei, il ruolo dell’assessorato alla Cultura italiana?

Da un lato deve valorizzare e potenziare la cultura, dall’altro lato riveste un ruolo sociale, perché le persone escono e si incontrano.

Ma l’assessorato incarnerà una sua visione, oppure lei lo interpreterà più come un erogatore di contributi alle associazioni?

Certo che ho una linea. Come detto, la presenterò. Ne ho discusso durante gli incontri e alcune associazioni hanno già recepito alcuni spunti, penso all’Upad.

Quali spunti?

La necessità di approfondire la conoscenza dell’Alto Adige.

Quanto perderà l’assessorato nel bilancio 2020?

Questo non lo sappiamo ancora. Non è vero che perderemo un terzo del budget, di sicuro non aumenteremo.

Le grandi fondazioni culturali e le biblioteche sono al sicuro?

«Non verranno toccate».

Lo sa che il suo assessorato è sensibile e verrà studiata ogni mossa?

«Certo».

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