Caso Obrist, delitto da ergastolo 

Al marocchino in carcere per la morte di Marianne contestate tre aggravanti tra cui la crudeltà


di Mario Bertoldi


BRESSANONE. Fu uccisa massacrata con colpi di violenza inaudita. Dapprima con il manico in legno di una scopa (che si spezzò a seguito della forza usata), poi con una mazza da baseball di alluminio, infine probabilmente con un coltello. Il presunto omicida infierì sulla vittima con almeno venti colpi. E’ la ricostruzione della Procura dell’omicidio di Marianne Obrist, 39 anni, originaria di Lazfons ma residente a Millan, quartiere residenziale di Bressanone. I fatti risalgono all’estate scorsa. Ora la Procura ha chiuso l’indagine e ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio dell’imputato per omicidio volontario aggravato. Codice alla mano è un capo d’imputazione da ergastolo, ma ieri mattina, nel corso della prima udienza preliminare davanti al giudice Peter Michaeler, la difesa ha giocato la carta che può evitare il carcere a vita. Rabih Badr, 34 anni marocchino, all’epoca convivente della donna massacrata, ha infatti chiesto di essere giudicato con rito abbreviato. I tempi del processo saranno più brevi, in cambio l’imputato avrà diritto alla riduzione di un terzo della pena che nel caso di un’imputazione da ergastolo quasi sempre significa riduzione a 30 anni di reclusione (che al netto degli sconti in fase di espiazione pena si riducono ulteriormente a circa 20). Rabih Badr è reo confesso. Ha ammesso di aver massacrato di botte la compagna con cui viveva in un appartamentino in via Wolkenstein a Bressanone, per motivi di gelosia. Le aggravanti contestate sono tre: aver colpito la vittima in condizioni di minorata difesa, aver commesso l’omicidio con abuso di relazioni domestiche e di coabitazione ed aver agito con estrema crudeltà arrivando al punto di infierire sul corpo della vittima con uno strumento “da punta e taglio” mentre era ormai agonizzante. L’autopsia ha accertato che la donna aveva già rimediato qualche giorno prima dell’omicidio una vasta ferita lacero/contusa al ginocchio sinistro che le avrebbe impedito di poter tentare una fuga. Il capo d’imputazione sottolinea che la donna si sarebbe trovata in una condizione di debolezza fisica e in una situazione psichica di maggiore vulnerabilità determinata da una forte depressione. L’udienza è stata aggiornata all’11 luglio. La difesa ha depositato una perizia che mira ad escludere che la mazza da baseball si sia deformata (così come è stata trovata) per i colpi inferti alla vittima.

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