«Diocesi attenta al verde ma bisognava vendere» 

Lettera a Bergoglio. Il teologo don Renner replica all’ambientalista che si era rivolto al Papa: «Quell’ettaro di bosco è stato ceduto per permettere all’ente di ripianare il proprio deficit» 


Jimmy Milanese


Bressanone. Era stato tirato in causa da Claudio Vallarini con una lettera indirizzata al Santo Padre per via di una sua apparizione nella trasmissione televisiva “A sua immagine” su Ra1. Così, è arrivata immediata la replica di don Paolo Renner, il quale sulla questione della vendita da parte della Diocesi di Bolzano-Bressanone di un ettaro del bosco ripariale di Bressanone ci tiene a dire la sua.

La vicenda sullo sfondo di questo botta e risposta tra Claudio Vallarini, volontario nel settore ambientale, e don Renner, direttore dell’Istituto di scienze religiose di Bolzano, è la decisione da parte della Diocesi arcivescovile di vendere un ettaro di bosco a un privato. Secondo Vallarini, il quale con una lunga lettera indirizzata a Bergoglio contestava appunto la vendita, il bosco in questione ospiterebbe specie di uccelli quali il picchio nero e l’averla piccola e, quindi, un’eventuale alienazione da parte della Curia a favore di privati si configurerebbe come contrario a principi e contenuti dell’Enciclica per la difesa del Creato. A sostegno di questa sua tesi, nella sua lettera Vallarini aveva chiamato in causa e citato trattati, convenzioni, summit e conferenze internazionali mirate alla protezione dell’ecosistema e della biodiversità contro il consumo del suolo. Inoltre, citando il rapporto Ispra del 2018, Vallarini sosteneva che nel biennio 2016-17 Bressanone avrebbe avuto il maggior incremento del consumo di suolo in ettari. Così, si appellava al Santo Padre affinché la vendita del bosco ripariale di Bressanone venga scongiurata.

Nella sua lettera a Bergoglio, Vallarini aveva tirato in causa don Renner - pur senza mai citarlo direttamente - per via di quella sua apparizione televisiva nel corso della quale aveva esaltato la sensibilità della Diocesi di Bolzano-Bressanone. Sensibilità che aveva portato la Diocesi a realizzare un documentario ispirato alla Enciclica ecologica “Laudato sì” scritta da Bergoglio nel suo terzo anno di pontificato.

«Parole al vento che non si concretizzano nella vita reale», era stato il commento di Vallarini. Ed ecco la replica di Renner: «Sono addolorato quando sento che le decisioni del Sinodo di favorire la sostenibilità non vengono ancora recepite dalla Diocesi, ma devo dire che se alcune non sono state ancora recepite, altre sono in corso di attuazione", aggiungendo che "quella vendita è avvenuta così, senza notizia o partecipazione di consensi, quindi mi dispiace».

Una presa di posizione, quella di don Renner, che però non si limita al dispiacere per una vendita nella quale dichiara di non essere stato coinvolto. «Preciserei – riprende - che, diversamente da quanto scritto in quella lettera al Santo Padre da Vallarini, io non sono un esponente della Curia ma un teologo della Diocesi. La Curia è un organizzazione che dirige la Diocesi, ma io sono solo un insegnante nelle strutture accademiche della Diocesi». «La Diocesi – dice ancora Renner - credo sia stata costretta a sanare il suo deficit mediante vendita di risorse e terreni di proprietà, come questo ettaro di bosco». Una situazione economica precaria anche per via della diminuzione delle offerte dei fedeli dovuta alla pandemia in corso, ma una situazione dove «comunque i collaboratori laici della Diocesi devono essere pagati, perché se io posso cavarmela con poco, loro hanno famiglie da mantenere ed è compito nostro garantire stipendi adeguati anche in questa situazione», precisa don Renner.

Quindi, secondo il prelato, la vendita non si configurerebbe come una disattenzione da parte della Diocesi Bolzano-Bressanone verso il tema della salvaguardia dell’ecologia, ma sarebbe da considerare una misura necessaria per salvaguardare il funzionamento complessivo della Diocesi. Proprio per rafforzare questa tesi, il teologo spiega che: «Come Istituto De Pace Fidei stiamo colloquiando con la Diocesi per passare alla coltivazione biologica nei terreni di sua proprietà».













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