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Influenza, in arrivo l’australiana Pregliasco: «Attenzione, è pesante»

Il virologo: «La stagione influenzale dell’emisfero Sud è stata molto intensa, la peggiore degli ultimi cinque anni. Ed è quello che possiamo attenderci anche nel nostro Paese per quest’ autunno-inverno. Stimati 6/7 milioni di casi»


Valeria Frangipane


BOLZANO. «La stagione influenzale australiana è stata molto intensa, la peggiore degli ultimi cinque anni. Ed è quello che possiamo attenderci anche nel nostro Paese per quest’autunno-inverno».

Fabrizio Pregliasco - professore associato del Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell'Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell'Irccs, Ospedale Galeazzi Sant'Ambrogio di Milano - dice che dopo due anni di influenza pressochè assente l’Italia deve prepararsi a fronteggiare 6/7 milioni di casi. I sintomi? «Sempre gli stessi».

L’influenza si manifesta con i sintomi tipici del male di stagione: stanchezza, dolore a ossa e muscoli, febbre e problemi all'apparato respiratorio e gastro-intestinale.

Ciò che preoccupa non è tanto l’arrivo di questa influenza di per sé, quanto il fatto che andrà di pari passo all’altra problematica presente: il Covid.

«L’anno scorso nei bambini abbiamo registrato infezioni da virus respiratorio sinciziale (Vrs) ma negli adulti, che hanno protetto naso e bocca, l’influenza di stagione quasi non si è vista. È successo infatti che la minore esposizione della popolazione a microorganismi patogeni come virus e batteri, da ricondurre alle restrizioni sociali adottate nelle stagioni precedenti ed all’utilizzo della mascherina, abbia ridotto la diffusione del SarsCoV2, ma anche quella degli altri virus influenzali. Che adesso però tornano alla grande».

Come se ne esce? «Anche consigliando alle persone fragili di continuare a usare, con buon senso, la mascherina. Per carità è giusto averla tolta ma in caso di assembramenti o di luoghi al chiuso è sempre bene tirarla su. Senza eccessi, con intelligenza. Nelle situazioni a rischio. Un po’ come facciamo con gli occhiali da sole».

La vaccinazione per il professore - che ha casa a Sarentino e che fa parte della Croce Bianca dell’Alto Adige - resta sempre e comunque l'arma fondamentale da eseguire in contemporanea - come è già accaduto l’anno scorso - con la terza o quarta dose. L’Asl sta pianificando la data d’inizio.

Quanto al SarsCoV2, per l'esperto registra un andamento a onde della curva epidemiologica perché il virus dopo la pandemia si è fatto endemico. E questo sia a causa della rapidità con cui si diffondono le varianti (abbiamo la BA.5 ancora preponderante mentre per fortuna Centaurus che spaventa si sta facendo vedere poco), sia a causa della presenza (o assenza) di vaccinazioni o di casi di malattia recente (chi si è negativizzato da poco)».

Pregliasco consiglia sempre la quarta dose (a cui si è sottoposto solo il 16% della popolazione italiana) a 4/6 mesi dalla terza dose o dalla malattia. Per il virologo l'attenzione deve rimanere dunque alta perché «il Covid ha ucciso 4 volte più dell'influenza ed è stato la causa del 95% dei decessi negli ultrasessantenni. E poi dobbiamo restare cauti perchè il virus che ora in alcune sue varianti è blando rimarrà con noi a lungo, basti pensare ai casi di reinfezione che si contano giornalmente».

Il professore invita alla cautela ma spiega che «dobbiamo essere pronti, e prepararci a pianificare nuovi scenari. È giusto graduare le misure a seconda dell'intensità di diffusione del Covid. E, in merito a questo attuale aumento di casi speriamo sia solo un'onda di risalita e non una nuova ondata».













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