Tragedia Terzer,il faro era debole 

L’inchiesta sullo schianto. L’avvocato Osvaldo Valenti rivela che l’automobilista indagato si accorse troppo tardi della luce del motorino Il ciclomotore era in viaggio con una lampada suppletiva a pile applicata al manubrio in quando la luce originale del mezzo non funzionava


mario bertoldi


cortaccia. Julian Terzer, il ragazzino di 14 anni che il 16 marzo dello scorso anno perse la vita in un incidente stradale con il proprio motorino, al momento dello scontro violentissimo con un’auto in fase di sorpasso stava viaggiando con un faro suppletivo a pila applicato sul manubrio del proprio motorino. Il faro originale del mezzo (un Malaguti 50) era infatti difettoso. Ma al momento dello schianto la lampada era accesa. Lo ha puntualizzato con una nota l’avvocato Osvaldo Valenti, legale dei genitori della vittima che intendono costituirsi parte civile nell’eventuale procedimento a carico dell’automobilista indagato per omicidio stradale. Come si ricorderà l’impatto tra l’auto ed il motorino (avvenuto lungo la strada provinciale secondaria che da Salorno conduce a Cortina all’Adige) fu particolarmente violento. Il ragazzino di 14 anni in sella al proprio motorino viaggiava in direzione nord cioè verso casa (a Niclara di Cortaccia). L’auto , guidata da un uomo di Magrè, era diretta verso sud e cioè verso Salorno. L’automobilista aveva lasciato da poco Cortina all’Adige a bordo della propria Golf. L’uomo, che ai controlli dei carabinieri dopo la tragedia risultò perfettamente sobrio, non ha mai saputo fornire una spiegazione di quanto avvenuto. E’ comunque accertato - per stessa ammissione del guidatore della vettura - che la Golf superò in velocità un’auto di turisti con targa straniera piuttosto lenta. La manovra avvenne però lungo un rettilineo ove il sorpasso è ammesso. L’automobilista andò dunque ad impegnare per qualche secondo la corsia di sinistra quando fu coinvolto nel terribile schianto contro un motorino che viaggiava in direzione opposta. Si trattò di un impatto terrificante. Il ragazzino che viaggiava in sella al motorino morì praticamente sul colpo. Il ciclomotore Malaguti si incastrò sotto il telaio dell’auto e prese fuoco mentre il ragazzino venne sbalzato al di là di una siepe e accanto ad una rete di protezione dell’autostrada il cui tracciato, in quel punto, corre in parallelo. Julian Terzer morì, come detto, sul colpo dopo aver battuto il capo con estrema violenza contro un sasso. Nonostante indossasse correttamente il casco, lo scooterista riportò lesioni gravissime anche al cranio. Nei giorni scorsi abbiamo riferito che il sostituto procuratore Daniela Pol ha chiesto di procedere con incidente probatorio davanti al giudice per ricostruire nel dettaglio la dinamica dell’incidente. L’automobilista che era alla guida dell’auto risultò assolutamente sobrio. Gli inquirenti hanno dunque la necessità di capire come non avesse notato l’arrivo in direzione opposta del motorino della vittima.

Luce troppo flebile.

Una delle ipotesi è che la lampada suppletiva ancorata al manubrio fosse insufficiente per farsi notare anche se al momento dello schianto (avvenuto alle 18.30) non fosse completamente buio. Nella nota però l’avvocato Osvaldo Valenti rivela che la sera stessa della tragedia il conducente dell’auto raccontò al comandante della stazione dei carabinieri di Cortaccia, di aver notato la luce flebile di un ciclomotore avvicinarsi sulla corsia ove stava effettuando il sorpasso. L’auto dell’indagato avrebbe raggiunto in quella fase gli 80 chilometri all’ora e l’uomo non sarebbe riuscito ad evitare l’impatto. Le dichiarazioni in questione, però, non sono processualmente utilizzabili in quanto verbalizzate in assenza di un avvocato difensore.

 













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