Cannabis terapeutica, visita negata ad un malato 

Al «Tappeiner». Un meranese affetto da sclerosi costretto a rivolgersi all’ospedale di Bolzano «Un grande disagio per chi soffre e che già si deve scontrare con una burocrazia eccessiva»


Simone Facchini


Merano. All’ospedale Tappeiner una visita per la terapia del dolore è impossibile. Almeno per il momento. Non stiamo parlando di lunghe liste di attesa, ma di appuntamenti che non possono proprio essere fissati. E i pazienti vengono dirottati verso Bolzano, se va bene, altrimenti a Brunico. È quanto racconta un meranese affetto da sclerosi multipla che si è rivolto nei giorni scorsi al Cup (il Centro unico prenotazioni) dell’ospedale Tappeiner. «Pur con fatica, io riesco ancora a deambulare e a sopportare certi spostamenti», afferma Giorgio Betti. «Ma penso ad altre persone in situazioni più gravi delle mie, costrette a letto. Per loro un trasferimento, anche solo a Bolzano, è oltremodo faticoso e penoso».

L’iter.

A Betti, la malattia neurodegenerativa è stata diagnosticata dieci anni fa. Nel 2018 la cannabis terapeutica è diventata mutuabile, vale a dire - in estrema sintesi - che la paga l’Azienda sanitaria. Il meranese decide di provare questo tipo di terapia antalgica. «Ho rispettato l’iter disposto in questi casi – spiega Betti - che prevede in primo luogo l’impegnativa del medico di base o del neurologo. Io ho scelto la prima strada. Martedì scorso mi sono recato al Cup dell’ospedale con la documentazione in regola chiedendo, come prescritto, l’appuntamento con un medico per la visita atta a determinare il piano terapeutico. In pratica, il programma di somministrazione della cannabis terapeutica. Un passaggio obbligatorio per ottenere i medicinali e le relative indicazioni di utilizzo. L’addetto del Centro di prenotazione, con cortesia ma evidente imbarazzo, ha dovuto comunicarmi che non c’era possibilità di fare la prenotazione, a causa della carenza di medici a fronte di numerose richieste. A quel punto - prosegue il racconto - ho domandato quando si sarebbe potuta sbloccare la situazione. Ma l’incaricato ha allargato le braccia, non potendomi dare risposta». L’unica soluzione prospettata al paziente è quella di rivolgersi a Bolzano o a Brunico.

La falla.

«Si parla tanto dei benefici della cannabis terapeutica e di come si stia affermando nel panorama terapeutico. Ma all’atto pratico i pazienti meranesi si scontrano contro questo scoglio», denuncia ancora Betti. «È una falla profonda nel sistema, soprattutto per chi ha difficoltà deambulatorie gravi. Una carenza che fa il paio con l’eccessiva burocrazia da affrontare per chi vuole scegliere questo genere di terapie. Non si può concedere un’opportunità e poi rendere l’accesso alla stessa un percorso a ostacoli».

L’impegno.

Il paziente meranese ha deciso di rivolgersi all’ospedale di Bolzano, dove è riuscito a fissare la visita per il 5 luglio. Fra più di due mesi. Giorgio Betti loda l’opera di persone come Francesco Teatini, primario di Neurologia del San Maurizio tra i primi in Italia a prescrivere la cannabis terapeutica, e di associazioni come il Cannabis Social Club di Bolzano (vice presidente è il meranese Stefano Balbo). «Ma poi purtroppo questo grande impegno rischia di essere vanificato».

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