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«Mondiali ‘78, il carosello mi costò mezzo stipendio» 

Alessio Schiavone conserva ancora i ritagli di giornale di 43 anni fa. «L’Italia di Dino Zoff batté l’Austria. Scesi da Marlengo a Merano con cori, bandiere e clacsonate»


Jimmy Milanese


MERANO. La turbolenza dei festeggiamenti in occasione della partita di calcio Italia-Austria che è valsa agli azzurri il passaggio agli ottavi degli Europei di calcio ad Alessio Schiavone ha fatto riemergere un simpatico ricordo di giovinezza. Era il 18 giugno del 1978 e con un gol di Paolo Rossi a Buenos Aires l’Italia di Dino Zoff batteva la nazionale austriaca nella seconda partita del girone di semifinale del Campionato del mondo, poi vinto dall’Argentina di Mario Kempes.

Quella sera, il 22enne Alessio Schiavone scese in piazza a bordo del suo cinquino in compagnia di quattro amici con un paio di tricolori in mano. Su e giù tra Tirolo e Marlengo, passando per Merano a suon di clacsonate e cori.

«Qualche giorno dopo quella partita, poco prima di andare in ferie, mi arrivano due raccomandate. Una multa di 5.000 lire presa a Tirolo verso le 20 e l’altra di 50.000 lire presa a Marlengo dopo le 22», ricorda Schiavone, che aggiunge: «In realtà nessun vigile mi aveva fermato, ma evidentemente avevano preso la targa del mezzo. Così la multa era arrivata dopo qualche giorno. Io all’epoca ero militare e guadagnavo 100.000 lire al mese, quindi l’importo della seconda multa equivaleva alla metà del mio stipendio mensile e di soldi proprio non ne avevo».

A quel punto, per non perdere la possibilità di andare in ferie con la sua compagna, il giovane militare decise il tutto per tutto. Chiese udienza al sindaco di Marlengo, che lo ricevette. «Fu molto cordiale, devo dire. Mi presentai con la mia bella divisa da Alpino, spiegando che sicuramente avevo sbagliato ma che pagare quella sanzione spropositata avrebbe messo a rischio le mie ferie», ricorda Schiavone. Impeccabile la risposta del sindaco, ricorda ancora Schiavone: «Mi disse che se mi avesse abbonato la multa probabilmente lo avrei rifatto, ma che facendomi pagare ci avrei pensato due volte prima di ripetere quella ragazzata. Alla fine pagai e andai comunque in vacanza». Schiavone non lasciò il sindaco prima di una profezia: «Pago volentieri, ma tra quattro anni ai mondiali di Spagna vinceremo ancora contro l’Austria!». Andò ancora meglio, visto che quel Mondiale lo vincemmo!

La vicenda sarebbe finita lì, se Schiavone non la avesse raccontata a un giornalista dell’Alto Adige che qualche giorno dopo riportò i fatti. «A quel tempo non c’erano i social, io ero partito per le vacanze e dell’articolo uscito sull’Alto Adige non sapevo nulla. Una mattina, al mare, presi la Gazzetta dello Sport e lessi una notizia. Mi girai verso la mia compagna, spiegandole che a qualcuno era accaduta la stessa cosa successa giorni prima a me. Rileggendo meglio, però, mi resi conto che il protagonista di quella vicenda raccontata dalla Gazzetta dello Sport ero proprio io», ricorda Schiavone.

«Il vigile sudtirolese Hermann Matcher, che aveva assistito all’esibizione acustica dello Schiavone, si è annotato il numero di targa e ha elevato contravvenzione: 50 mila lire di ammenda per violazione del codice stradale», si legge nel ritaglio di giornale gelosamente custodito da Schiavone. Una multa salata, c’è da dire, perché dopo le 22 al militare venne contestata anche l’aggravante di “schiamazzi notturni”. «Un vigile urbano evidentemente poco tifoso della squadra nazionale italiana ha colpito con 50 mila lire di multa un giovane meranese che la notte del 18 giugno passava con la sua Fiat 500 a Marlengo suonando il clacson per festeggiare la vittoria», riportava infatti l’Alto Adige del 20 giugno 1978.













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