Rione Maria Assunta L’addio ai pioppi stravolge lo skyline 

Nuovi abbattimenti. Dopo i recenti tagli al parco della stazione, altri grandi alberi «sacrificati» per ragioni di stabilità e sicurezza


Jimmy Milanese


Merano. Dopo i cedri del parco della stazione è la volta dei pioppi del rione Santa Maria Assunta. Il percorso di sostituzione del patrimonio arboreo della città continua in questi giorni. Questa volta, sei altissimi pioppi adiacenti al campetto da calcio e alla scuola materna verranno sostituiti con altrettante querce piramidali. «Nel 2021 dobbiamo controllare circa 1200 alberi ormai avanti con l'età per cercare di capire quale sia il loro stato di salute e il livello di pericolosità in relazione alla loro posizione», spiega la direttrice delle Giardinerie Anni Schwarz che aggiunge: «A Santa Maria Assunta abbiamo effettuato delle prove di trazione ed esami di resistenza ai pioppi che costeggiano campetto da calcio, parco giochi e asilo, riscontrando che per sei su nove sia veramente necessario provvedere alla sostituzione, in particolare per quello posto a ridosso della fermata dell'autobus il quale presenta un alto grado di instabilità statica per via di uno svuotamento interno».

Giocata d’anticipo.

Per anticipare eventuali polemiche da parte di chi mostra contrarietà verso l'abbattimento degli alberi a prescindere da qualsiasi ragione, Schwarz propone una riflessione. Se la speranza di vita per un cittadino della provincia di Bolzano oscilla tra gli 81,4 anni per i maschi e 86,2 per le femmine, allo stesso modo anche le piante da fusto hanno una speranza di vita che varia a seconda di dove queste crescono e a quali eventi atmosferici sono sottoposte. Quando una pianta raggiunge il suo fine vita, le soluzioni sono due: abbatterla o aspettare che cada da sola, con i rischi che ciò può comportare in una città popolosa come la nostra e sempre più soggetta a intemperie meteorologiche. A sottolinearlo è appunto Schwarz, dopo il recente abbattimento di sei grandi piante presso il parco della stazione che, ancora una volta, ha fatto gridare allo scandalo il popolo del web. «In questi ultimi anni sono stati abbattuti e sempre sostituiti alcuni alberi molto cari tanto ai meranesi quanto a noi che ce ne siamo presi cura come fossero nostri figli. Purtroppo, al parco della stazione come altrove alcuni alberi maestosi hanno raggiunto il loro fine vita», spiega Schwarz con degli esempi pratici: «I cedri sono piante che teoricamente possono vivere fino a 500 anni, anche se tutto dipende da dove sono posizionati e da come crescono. Per questo tipo di alberi impiantati tra le due guerre, le condizioni di vita che Merano presenta non sono affatto favorevoli a garantire tale longevità. Un altro esempio significativo sull'effetto della città nella crescita di un albero è il caso dell'abete rosso. Paradossalmente, nelle condizioni di crescita all'interno di un contesto urbano, l'abete si sviluppa più rapidamente che altrove, contraendo però il suo ciclo di vita».

Argomenti che evidentemente non riescono a far breccia nella mente di alcuni i quali proprio nel corso delle operazioni di abbattimento dei sei alberi al parco della stazione - tra i quali un acero, un pioppo e alcuni cedri - hanno vivacemente protestato contro i collaboratori della ditta specializzata incaricata dell'abbattimento. Una protesta che si è poi trasferita su alcuni gruppi Facebook nei quali dei cittadini hanno postato le foto degli alberi tagliati gridando “scempio e scandalo”. A nulla sono valse le decine di commenti da parte di altri utenti che dal canto loro si sono presi la briga di cercare e citare la copiosa documentazione pubblica disponibile sul sito del Comune nella quale si evidenzia la prova del fatto che il patrimonio arboreo della città sia in costante crescita. Basta prendere i dati relativi all'ultimo quinquennio, dove a fronte di 775 abbattimenti si registrano 850 piantumazioni, frenate nel corso del 2020 (206 abbattimenti contro 142 sostituzioni) solo per via della pandemia. La replica è ancora della direttrice Schwarz: «Per marzo sono in arrivo 122 nuove piante, anche se per il parco della stazione non abbiamo intenzione di aumentare il numero di alberi, proprio perché quello deve rimanere un luogo vivibile per la popolazione».

Le sostituzioni.

Come detto, sono sei gli alberi abbattuti al parco della stazione, i quali verranno sostituiti con una nuova specie di pianta, anche se questo non avverrà immediatamente. «Il 15 febbraio arriverà una nuova macchina per fresare le grosse e profonde radici degli alberi abbattuti ben visibili nel parco, poi a marzo ci sarà la sostituzione degli alberi tagliati con piante nuove. Essendo un parco particolarmente bello dal punto di vista paesaggistico, abbiamo deciso di inserire qualcosa di interessante dal punto di vista estetico. Quindi, posso dire che molto probabilmente a sostituzione delle piante tagliate presto potremo ammirare dei faggi dalle foglie rosso scure: per gli amanti della botanica si tratta del Fagus Sylvatica Purpurea», spiega la direttrice delle Giardinerie.

Insomma, faggi in sostituzione di aceri e cedri abbattuti per motivi che è ancora Schwarz a voler puntualizzare. «L' acero da zucchero posizionato al centro del parco che abbiamo dovuto abbattere aveva oltre 80 anni. Nel corso degli ultimi decenni abbiamo effettuato parecchi interventi sul suo fusto e sui rami. Era una pianta importante e proprio per questo abbiamo fatto di tutto per tenerla in vita. In passato avevamo utilizzando anche delle corde per tenere stretta la chioma, ma con gli ultimi eventi atmosferici il tronco ha subito un tracollo nelle branche principali e in quelle condizioni sarebbe stato impossibile metterlo in sicurezza ancora una volta». Stesso discorso per il cedro – già anticipato prima - ormai arrivato a un avanzato stato di sofferenza, come era già possibile osservare a occhio nudo prima della sua soppressione. Invece, un pioppo cipressino nella zona ad ombra del parco è stato tagliato perché, viste dimensioni e posizionamento, dal punto di vista della pericolosità presentava troppi rischi per la popolazione.













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