Solland, è il giorno della verità 

Oggi davanti al giudice l’esito dell’asta: ultima chance per evitare lo smantellamento



MERANO. Per il futuro della Solland Silicon è il giorno della verità. Oggi alle 12.30 davanti alla giudice Francesca Bortolotti, al tribunale di Bolzano, verranno aperte le buste contenenti le offerte economiche per l’acquisizione dello stabilimento dichiarato fallito nel novembre 2016. Sempre che ce ne siano. Altrimenti, l’estremo tentativo di salvare la fabbrica che produce silicio di grado policristallino finirà nel vuoto. E l’idea di far ripartire la fabbrica naufragherebbe definitivamente.

Bocche cucite, ieri, nelle ultime ore di avvicinamento al momento del dunque. Di certo, se si è arrivati a indire una settima asta è perché le manifestazioni di interesse ci sono state. Nei mesi recenti i lavoratori e i sindacati – ma anche i creditori – si sono dati da fare per caldeggiare un’ultima chance di trovare un acquirente capace di rilevare lo stabilimento e di affrontare il mercato. Magari con qualche correttivo nella produzione. Con questo obiettivo è stato stilato un diverso percorso di svuotamento degli impianti, rallentando il processo in modo tale da non raffreddare eventuali interessi all’acquisto. Un percorso stilato nel rispetto della deadline fissata dalla Provincia, responsabile per quanto attiene la sicurezza: in caso di mancata cessione, entro il 19 aprile l’iter sarà comunque concluso.

Nelle maglie delle dinamiche era stato coinvolto anche il ministero per lo Sviluppo economico, che aveva sostenuto l’idea del rallentamento e di una nuova asta. Prima ancora si era intervenuti su un passaggio dell’Autorizzazione integrata ambientale per fare maggiore chiarezza sulle responsabilità relative all’inquinamento e ai costi di bonifica, comma che nelle precedenti aste avrebbe giocato un ruolo decisivo nell’allontanare potenziali investitori.

Quindi, a inizio gennaio è stato pubblicato il nuovo bando di gara. Prezzo base d’asta 5 milioni di euro per stabili, impianti, attrezzature. Fissato contestualmente un prezzo di riserva pari a 3,5 milioni. Le offerte sono legate a un deposito cauzionale del 10 per cento.

In ballo c’è il futuro di uno stabilimento che al momento impiega ancora 60-70 persone e che può vantare un invidiato patrimonio di know-how. Da anni la fabbrica vive di tribolazioni. Dopo il fallimento, la luce della speranza di ripartire si è accesa a intermittenza, con interessamenti più o meno credibili. Ma quella di oggi ha tutta la parvenza di essere la data decisiva: o c’è un acquirente o si chiude.(sim)













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