Solland Silicon, ancora un’asta deserta 

A vuoto anche il quinto tentativo di cessione della fabbrica fallita. Entro il 6 febbraio le nuove offerte, base 9,2 milioni


di Ezio Danieli


MERANO. È proprio senza fine il calvario della Solland Silicon iniziato nel novembre del 2016. È andata ancora deserta l'ennesima asta giudiziaria per la vendita della fabbrica di Sinigo dichiarata fallita oltre un anno fa. Ora si procederà con un nuovo tentativo ad un prezzo che sarà ulteriormente ribassato: lo stabilimento, macchinari compresi, sarà posto in vendita per 9 milioni e 217 mila euro.

Ma ci sarà un acquirente disposto a rilevare la fabbrica? Difficile rispondere. La prima asta, nell'aprile scorso, aveva un prezzo base di 29,6 milioni di euro. Ora, dopo cinque tentativi andati a vuoto, è stato fissato il nuovo termine: entro il 6 febbraio le eventuali offerte dovranno essere presentate in tribunale a Bolzano. I sindacati, malgrado tutto, provano a rimanere fiduciosi: «Speriamo che qualcuno si faccia avanti».

L'altro giorno, per la quinta volta, l'asta indetta dai curatori, l'avvocato Bruno Mellarini e il professor Luca Mandrioli, è andata deserta. A pesare in maniera determinante sul disinteresse all'acquisto dello stabilimento, probabilmente, c'è l'incognita legata alla bonifica dei terreni sui quali sorge la produzione di silicio.

Se l'impianto, che è in fase di dismissione da parte della Provincia che ha avviato le procedure di svuotamento delle condutture dal temibile clorosilano, verrà acquistato da una industria che recupererà l'utilizzo della tecnologia presente a Sinigo, sarà necessaria una bonifica mirata e molto meno dispendiosa in termini economici di quanto invece potrebbe accadere qualora al posto della fabbrica sorgesse un sito artigianale, di start up o addirittura residenziale. In questo caso la bonifica avrebbe dei costi difficilmente calcolabili, anche se sicuramente una ventina di milioni di euro sicuramente non potrebbero bastare.

Ma i nove milioni che i curatori dovrebbero incassare se l'asta di febbraio andasse finalmente a buon fine basterebbero per coprire i costi? Sicuramente non saranno sufficienti per soddisfare i creditori normali, quella lunga serie di artigiani e di prestatori di servizi che in questi mesi stanno difficilmente cercando di superare la crisi derivata dai mancati introiti fatturati alla Solland Silicon.

Ma anche i dipendenti e l'Inps, l'istituto di previdenza sociale, rischiano di rimanere a bocca asciutta nonostante si tratti di creditori privilegiati. E infine i 9 milioni, che sono posti a base d'asta nel quinto tentativo di vendere la Solland Silicon, forse non basteranno neppure per coprire i costi fino a qui sostenuti dalla Provincia per mantenere attivi e in sicurezza gli impianti e per finanziare lo svuotamento dei silani.













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