L’intervista

Muser: «La violenza sulle donne si combatte insieme. Partiamo dal linguaggio»

Il vescovo e le trattative sulla giunta: «La società è cambiata, va trovato un compromesso». «Casa, va messo un limite ai prezzi». E sui migranti: «Sbagliato relegarli in ghetti»


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Serve un cambio di mentalità; c'è bisogno di uno scatto culturale, a partire dalle famiglie e dalla scuola. Dobbiamo essere chiari e intransigenti: la violenza sulle donne si combatte, tutti assieme, a partire dal linguaggio. Certe battute, certe barzellette in cui le donne sono rappresentate come oggetti, non sono più accettabili. Così come certe frasi del tipo: "Tu mi appartieni". Non esiste che qualcuno possa solo pensare una cosa simile». Il tradizionale incontro, alla vigilia di Natale con i giornalisti, è stato l'occasione ieri per parlare con il vescovo Ivo Muser dei temi di attualità.

La violenza sulle donne, nelle sue diverse declinazioni, è uno di questi. Purtroppo, è così. Ed è un fenomeno trasversale sia a livello anagrafico che sociale. Dobbiamo prenderne atto; per questo è necessario continuare a parlarne. Sarebbe un errore comportarsi come se nulla fosse, perché ormai siamo assuefatti da eventi che si ripetono con impressionante frequenza.

La questione migranti sta assumendo, un po' in tutto il mondo, dimensioni sempre più allarmanti anche a causa dei conflitti in Ucraina e in Palestina.

Ciò che è certo è che il fenomeno non si combatte alzando muri e chiudendo il Brennero o bloccando i barconi a Lampedusa. La storia insegna che queste soluzioni non riescono a fermare chi scappa da guerre, carestie, cambiamenti climatici.

E quindi come si gestisce, secondo lei, un fenomeno che genera anche paura?

Nessuno ha soluzioni. Però, innanzitutto, bisogna evitare di fomentare la paura nei confronti dello sconosciuto. Dopodiché so perfettamente anche io che ci sono problemi di tipo culturale e religioso. Ma l'errore che troppo spesso commettiamo, anche a Bolzano, è di mettere i migranti nei ghetti. Li trattiamo come se non esistessero. E questo rischia di far esplodere prima o poi una bomba sociale.

Però ne abbiamo bisogno anche per continuare a far funzionare servizi e fabbriche.

Infatti molti lavorano, ma non riescono a trovare casa, perché nessuno a loro affitta un appartamento.

L'idea portata avanti anche dal governo italiano è di cercare di aiutarli a casa loro.

Va benissimo. Ma purtroppo a casa loro vengono poi sfruttati dalle multinazionali che si arricchiscono sulla loro pelle .

In Alto Adige c'è una qualità della vita così alta che aumenta il numero di chi non ce la fa ad arrivare a fine mese.

Quella altoatesina è una società molto ricca, dove aumenta però la povertà anche nelle famiglie in cui sono in due a lavorare. C'è bisogno di nuove regole. A partire dai prezzi delle case: bisogna mettere un limite. Scusi, ma il prezzo lo fa il mercato. Cosa significa che le condizioni le detta il mercato? Il mercato va regolamentato e a farlo deve essere la politica, non l'economia. Sa qual è il vero problema oggi?

Quale?

Che viviamo in una società in cui bisogna fare e avere sempre di più. Dal nostro vocabolario abbiamo cancellato la parola: rinuncia. Perché non accettiamo il limite. Neppure quello invalicabile fissato dalla morte e per questo evitiamo accuratamente di parlarne. Però questo continuo inseguire il sogno di una società perfetta, che non esiste, crea anche nei giovani e nei giovanissimi depressione e forme di ansia che sfociano nella disperazione.

Tutto questo per dire che forse sarebbe meglio avere meno?

Sono stato di recente in Uganda: ho visto un Paese, con mille problemi di ogni tipo, ma dove c'è un'esplosione di vita. Perché si sogna e si lotta per raggiungere qualcosa; da noi il troppo benessere ha spento il desiderio e ha tolto la capacità di lottare. Per questo oggi più che mai è importante comprendere il significato vero del Natale.

Qual è?

La vera grandezza del Natale è Dio che si fa meno, ovvero si fa uomo e viene a condividere gioie e sofferenze con noi.

Cosa pensa delle critiche che stanno investendo la Svp, perché ha scelto di cercare di formare la nuova giunta provinciale con la destra italiana, ovvero FdI e Lega?

Bisogna prendere atto del fatto che la società è cambiata; i numeri anche della Svp sono cambiati. Oggi più che mai serve dialogo e compromesso. Bisogna trovare l'intesa su valori portanti che uniscono. Questo nuovo scenario può essere una chance.

Però ci sono manifestazioni di piazza che si aggiungono a raccolte di firme e appelli.

Ogni scelta è criticabile. Sono convinto che alla fine una soluzione si troverà. L'importante è non cancellare la strada fatta assieme in questi anni. Dobbiamo ascoltare le storie anche dal punto di vista dell'altro.

Cosa pensa della benedizione del papa delle coppie gay?

È un invito alla differenziazione: non si condanna ma si porta una parola di conforto a tutti. Intendiamoci: non significa cambiare la dottrina. Però papa Francesco ha detto che la dottrina non è l'unica cosa importante per la Chiesa. 













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