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Pd, decisa la pattuglia dei nomi. Capolista è l’uscente Repetto

L’assemblea approva la squadra. Nella testa di lista anche Sonia Zanotti, Pietro Calò e Renate Prader Aumenta la presenza dei territori, a partire dai vicesindaci Sgarbossa e Nones


Paolo Campostrini


BOLZANO. Il Pd appronta la sua trincea con vista sulle provinciali incardinandola su un quadrilatero con alternanza di genere: Sandro Repetto, Sonia Zanotti, Pietro Calò e Renate Prader. È la «testa di lista», al centro della discussione nell’assemblea provinciale. Mai così affollata. Dietro il quadrilatero, che tiene insieme sensibilità territoriali e rapporti di forza dem, altri 31 nomi, così da comporre la squadra di trentacinque. «Che rispetta l’alternanza di genere oltre i primi, anche se la legge provinciale non ce lo chiede espressamente», spiega il segretario Carlo Bettio, il proconsole incaricato di trovare la quadra, «Una lista che racconta di un rinnovato radicamento nei quadranti provinciali». Uno degli elementi che più tendono a far emergere i dem è la presenza di una forte rappresentanza della Bassa atesina con i vicesindaci di Ora e di Egna, Stefano Sgarbossa e Giorgio Nones. Ma anche di consiglieri come Elena Paris, sia da Salorno che da Vadena, con l’aggiunta di un tandem anche da Laives.

«Rispetto a cinque anni fa, un incremento di identità territoriale da quei centri», commenta ancora Bettio, «che testimonia un grande lavoro di recupero laddove sembrava vi fossero delle difficoltà». La messa a punto della lunga lista, frutto di un confronto tra le diverse anime del partito, condotto in avanguardia da Luisa Gnecchi e Sandro Repetto, come consigliere provinciale uscente, ha portato anche all’inserimento della comunità dei nuovi cittadini. Uno di questi è Humera Hameed, mediatore culturale applicato in particolare ai pakistani altoatesini. E ancora Singh Ravinderjit, il presidente nazionale della comunità sikh.

Poi ci sono le connessioni anche di storie politiche diverse, quella socialista, con i nomi inseriti di Renata Tomi e soprattutto di Toni Serafini, ex assessore comunale all’urbanistica a Bolzano e storico esponente dei vertici Uil in provincia. Tra i nomi, Uwe Staffler, Salvatore Falcomatà, Sara Endrizzi, Elio Dellantonio, Monica Bancaro, Ubaldo Bacchiega, Monica Bonomini e Daniela Rossi.

Nei prossimi giorni, per tutti e 35 vi sarà una presentazione specifica. Scenari che contate di inseguire? «Beh, almeno di raddoppiare la rappresentanza in consiglio». Dunque, passare, come obiettivo minimo, da uno a due consiglieri del Pd. Contando, e qui la questione tocca gli ultimi sviluppi degli equilibri interni alla Svp, che questa polverizzazione delle offerte politiche nel mondo tedesco conduca anche ad un chiarimento degli scenari in termini di possibili alleanze. «Partiamo dal successo dell’esperienza di Luigi Spagnolli alle politiche», hanno detto ieri in piazza Domenicani, dove è avvenuta la connessione tra mondi del centrosinistra, della sinistra, dei Verdi e del TeamK». È su questa base che si lavorerà al resto. Individuando anche varchi nella nuova configurazione della stessa Svp dopo il terremoto Widmann. «Se una parte della Volkspartei decidesse per l’alleanza con FdI, è come se si autoabbattesse il proprio muro di Berlino. Quello che il mondo tedesco ha eretto proprio per difendersi dal nazionalismo italiano», prefigura Carlo Bettio. In quel possibile varco, ecco che i dem potrebbero trovare inedite possibilità di dialogo con l’eventuale rappresentanza del gruppo Widmann e di chi non accettasse un ipotetico tandem con i meloniani. «Ma tutto potrebbe ricomporsi in ogni caso», dicono i vertici Pd, «se la Svp scendesse sotto la soglia di sicurezza e si trovasse non sopra gli 11-12 consiglieri».













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