Ambiente

Antersasc, il grido di dolore di Michil Costa: «Perso anche l’ultimo paradiso» 

La strada verso la malga potrà essere costruita anche nell'ultimo tratto. «Quella valle era l’ultima senza accesso stradale. Un posto fuori dal tempo e dai rumori. Ho perso perché la legge urbanistica ci permetterà di costruire come prima e più di prima» 


Ezio Danieli


VAL BADIA. «Ho perso una battaglia, non certo la guerra». A dirlo è Michil Costa, albergatore e ambientalista, dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha dato ragione alla proprietaria della malga Antersasc. La strada che da Longiarù porta alla malga può essere costruita anche nell’ultimo tratto di circa un chilometro. Costa, assieme ad altri ambientalisti, era stato protagonista, anni fa, di una battaglia contro la strada. Ora parla della sentenza che lo vede sconfitto.

Ma pare di capire che non ha alcuna voglia di rinunciare alla sua battaglia contro il completamento della strada. E ciò anche se la proprietaria della malga dice che il collegamento con Longiarù servirà soltanto a fini agricoli. Quindi nessun aiuto ai turisti.

Dice Michil Costa: «Siamo inerti. L’inerzia di chi poteva fare - i governi, la politica- e non ha fatto, l’inerzia di chi doveva protestare e l’ha fatto o lo sta facendo con troppa poca veemenza. Personalmente sono perfettamente consapevole di essere parte in causa, faccio l’imprenditore turistico e contribuisco in modo sostanziale a mandare un pezzo di mondo in rovina, a lasciarlo meno bello di come l’ho trovato. E mi rendo conto che laddove avrei la possibilità di portare avanti le mie battaglie (apertura/chiusura dei passi dolomitici a fasce orarie, obbrobri di inquinamenti luminosi anche nei piccoli paesi, grandi sponsor che minacciano di essere prevaricanti sullo sviluppo di una comunità ed altro) ho perso».

Sconfitta personale? «Sì certamente. Ho perso la battaglia sui passi dolomitici, hanno vinto le moto e l’arroganza. Ho perso l’idea di un paese illuminato decentemente e hanno vinto le grandi scritte pubblicitarie e i neon che accecano chi passeggia, ho perso quando immaginavo, vent’anni fa, un paese di montagna non attraversato dai camion ad alta velocità. Ho perso perché i migranti qui non li vogliamo, pur avendo migliaia di letti, e ho perso perché la legge urbanistica ci permetterà di costruire come prima e più di prima».

Persa anche la battaglia di Antersasc. «Quest’ultima non è da considerarsi la battaglia più importante, aggiunge solo una sconfitta ad altre. Rispetto pienamente il giudizio del Consiglio di stato, come rispetto tutte le sentenze. I giudici fanno il loro mestiere, reputo che lo facciano bene con cognizione di causa. Non sono più arrabbiato, solo triste. Mi spiace perché quella valle era l’ultima senza accesso stradale, una specie di paradiso immacolato, un posto fuori dal tempo e dai rumori. Eppure non è la strada di Antersasc che mi preoccupa, anzi: il contadino ha il diritto di farsela, ha vinto la causa e sono contento per lui. Forse, ed è questa l’unica speranza che mi rimane, riattiverà quel casolare, ci porterà le pecore, forse farà del formaggio buono. Forse non sarà mai un rifugio a 4 stelle».

Poi la stoccata al presidente dell’Hgv e all’assessore Schuler: «Hanno dimostrato, ancora una volta, di essere insensibili a certe problematiche».













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