Hotel chiusi, pochi ospiti: crescono i timori in Badia 

La stagione bloccata dal Covid. Gli operatori lamentano la mancanza di prospettive Alfreider: «Gli impianti sono fermi e i turisti non possono spostarsi da una regione all’altra»


Ezio Danieli.


Alta badia. I paesi dell’Alta Badia sono semi vuoti, complici ovviamente le restrizioni anti Covid. Tutti (o quasi) gli alberghi sono chiusi. I turisti non arrivano, gli impianti sono bloccati. Le indicazioni per rimetterli in funzione ci sono, ma sono incerte in questa stagione bianca che ancora non è decollata le prospettive da qui alla primavera. E si teme che la stessa data di via potrebbe anche slittare ancora di qualche settimana riflettendo gli andamenti dei numeri della pandemia.

Insomma non tira una buona aria per un settore - quello turistico - in grave difficoltà a causa di una pandemia che sembra non avere fine. Gli alberghi restano chiusi in tutta la valle. Sono poche le eccezioni, dove vengono offerte e organizzate proposte «su misura» per ciò che si può fare in quota: passeggiate, giri con le ciaspole e sci da fondo. I pochissimi hotel che hanno deciso, comunque, di aprire sono a gestione familiare, situazioni in cui moglie e marito si dividono tra cucina e accoglienza, i figli si occupano di manutenzione, escursioni all’aperto e piccoli servizi e bisogna «coprire» solamente le pulizie (o nemmeno quelle in alcuni casi). Una scelta economicamente poco vantaggiosa secondo i più, mentre per altri è un modo per farsi trovare pronti in vista del benestare al via degli impianti e della stagione “bianca”.

“Ma il problema degli impianti a fune in questo momento è forse il meno rilevante - dice Oscar Alfreider presidente dell’Associazione turistica Alta Badia - Il guaio maggiore, oltre all’assenza di ospiti esteri, è rappresentato per i turisti italiani dall’impossibilità di spostarsi da una regione all’altra. Prendiamo il caso del Sella Ronda: il giro con gli sci passa attraverso tre province, quella di Trento, quella di Belluno e l’Alto Adige. Non ci si può muoversi fra le singole provincie: che senso ha aprire gli impianti in questa situazione? Speriamo sempre che la situazione si sblocchi in modo da soddisfare le esigenze degli sciatori e di recuperare, per tutti noi, un po’ di normalità”.

In questo periodo il paesaggio in Val Badia, come nel resto della zona dolomitica, è oggettivamente da sogno. Ovunque c’è tanta neve: soprattutto per chi pratica lo sci nordico o ama semplicemente fare delle passeggiate potrebbe essere l’occasione per fare delle vacanze in un contesto poco affollato e con servizi ancora più curati.

Ma pochi scelgono di trascorrere un weekend in quota. In Val Badia attualmente sono aperti soltanto pochi rifugi, tra questi il D’Andrè all’Armentara sopra Colfosco, il Nagler nel Comune di Badia e l’Edelweiss a Colfosco, mentre il giorno 15 dovrebbe aprire lo Scotoni. Sono decisamente pochi rispetto alle offerte della valle.

Nei giorni scorsi sono stati riaperti sia il ristorante che l’albergo Berghotel Ladinia. Dice il titolare Matthias Costa: “Qualche cliente è arrivato, soprattutto per mangiare. Ma erano tutte persone locali o gente che in zona ha la seconda casa. Abbiamo deciso di chiuderlo fino a giovedì quando ristorante ed albergo saranno a disposizione fino a domenica. Di più è impossibile fare in questo momento”. Costa, che gestisce con la famiglia anche l’hotel La Perla di Corvara, comunica che l’albergo aprirà soltanto il 4 febbraio “nella speranza che per allora vi sia una situazione migliore per quanto riguarda i dati della pandemia e soprattutto meno confusione per quanto riguarda le regole e le prescrizioni da rispettare”.















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