«Nulla sarà come prima ma la cultura ripartirà» 

La poetessa, la gallerista e la direttrice di museo. «C’è tempo per leggere e scrivere, ma è difficile star concentrati. La natura torna a vivere, questo sì, e non dovremo dimenticarlo»


Daniela Mimmi


Gardena e badia. “Il ritmo delle mie giornate non è cambiato, prosegue il succedersi ordinato del tempo, quello che caratterizza la vita in un maso di montagna – dice la poetessa Roberta Dapunt dal suo maso in Val Badia dove, come tutti, è in ritiro forzato - Mentre è sconvolgente il silenzio immobile del paese, anche qui si è fermato tutto. Leggo ma con poca concentrazione. È interessante, mentre ci siamo proposti libri e letture, io faccio fatica. Per chi riesce a concentrarsi invece, consiglierei il romanzo di Marlen Haushofer “Die Wand”. In italiano si chiama “La parete”. Scrivo anche poco. Osservo e mi alimento di ciò che percepisco”.

Trova qualcosa di positivi in questa situazione? “Certo. Per quanto sia difficile nella tragicità dell’emergenza ammettere ora gli aspetti positivi, si presentano e anche velocemente. Leggere di delfini nei porti, di lepri in città, di daini e cervi sui campi da golf è una riconquista della natura. Sapere che l’aria si sta pulendo è un bene che dovremo, io spero, cercare di mantenere per far ripartire da questo dramma anche un senso convinto di ecologia. Sicuramente ognuno di noi uscirà da questo difficile tempo, segnato dalla propria esperienza, avremo ognuno la propria storia da raccontare. Auguriamoci di uscirne al meglio e con lunga memoria, l’essere umano ha molte qualità, e però conserva dentro di sé anche una predisposizione a dimenticare in fretta”.

Anche Doris Ghetta, titolare della Galleria Ghetta a Ortisei e tra gli organizzatori della Biennale Gherdeina, è chiusa in casa. “Dovremmo inaugurare la biennale il 27 giugno, ma per ora è tutto in stand by – dice. – In marzo avrebbe dovuto esserci il sopralluogo degli artisti, ma l’abbiamo ovviamente annullato. Aspettiamo. Poi decideremo se spostarlo o cancellarlo. Io passo le mie giornate ad ascoltare notizie, cucino, leggo, sempre due o tre libri contemporaneamente: qualche racconto di Ferdinando von Schirak, un libro sulla vita di Maria Teresa d’Austria, uno su come gestire una piccola impresa e tanti libri di arte. Prima o poi finirà, ma nulla sarà più come prima. In questo momento i creativi sono bloccati, gli artisti sono fermi. Hanno difficoltà a concentrarsi sul loro lavoro”.

Lavora da casa anche Paulina Moroder, la direttrice del Museum Gherdeina di Ortisei: “Abbiamo chiuso il 6 marzo, due giorni prima dell’ordinanza ministeriale. Comunque il Museo resta aperto solo in inverno, ma siamo stati costretti a mettere i nostri collaboratori in ferie forzate. Siamo comunque riusciti a portare a termine la mostra sui masi della Val Gardena alla Casa della Cultura. Adesso facciamo da casa quello che possiamo, come la catalogazione delle nostre opere e dei nostri oggetti per il sito dei Beni Culturali della Provincia. Per ora si possono vedere 1.800 pezzi, ma ne metteremo online un altro migliaio. Stiamo facendo anche la traduzione in italiano. Il resto è tutto fermo. In agosto dovremmo festeggiare i 60 anni del Museum e in settembre abbiamo organizzato un convegno internazionale di paleontologia con il professor Andrea Pintori. Io passo le mie giornate a tenere comunicazioni, lavoro dal pc e dal telefono. Tra i noi facciamo conferenze via Skype. Ho la fortuna di avere il giardino e quindi di poter uscire un po’ da casa. I giovani hanno fatto più fatica, per loro è più difficile isolarsi, ma adesso anche loro l’hanno capito. Io sono ottimista, secondo me ne usciamo migliori. Adesso abbiamo il tempo per fare riflessioni più profonde. Nulla sarà più come prima, dovremo cambiare stile di vita, forse avremo più spirito di collettività, la valle ne uscirà diversa, assisteremo a rivolgimenti economici e sociali, per un po’ ci saranno meno turisti. Anche il museo non so come ne uscirà, perché si autofinanzia per il 40%, gli altri sono contributi pubblici. Dovremo fare una riflessione sulla cultura e capire che è un bene prezioso, ha un valore positivo sulla collettività”.















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