Sprar, a fine anno addio ai progetti di inclusione 

Marebbe e La Valle. La decisione della comunità di valle delude gli amministratori locali In entrambi i paesi, unici in Badia ad aver accolto profughi, i nuovi arrivati si erano integrati bene


Ezio Danieli


Marebbe. La comunità di valle della Pusteria ha deciso di non proseguire il progetto Sprar in val Badia. La decisione è stata comunicata alle amministrazioni comunali di Marebbe e di La Valle, che dal 2018 ospitavano una dozzina di profughi in due edifici ristrutturati per accoglierli.

C’è un certo rammarico nei due comuni badioti, dove i profughi si erano trovati bene, tanto che diversi di loro hanno trovato un’occupazione, come vuole il progetto Sprar. I motivi alla base della decisione della comunità sono di ordine pratico: i profughi in arrivo sono sempre meno e i costi per l’accoglienza aumentano. Meglio, hanno pensato i responsabili della comunità, accentrare il tutto in un’unica struttura. Non facile da reperire. Come non facile è il tentativo di Marebbe e di La Valle di trovare un’alternativa per accogliere i profughi.

Il progetto Sprar in Badia è destinato a durare fino alla fine dell’anno, secondo la comunicazione della comunità di valle. A Marebbe i profughi sono complessivamente sei. Hanno trovato l’alloggio loro destinato nella frazione di Longega, dove per accoglierli era stata completata una casa, la Sanvì. La casa era disabitata da un paio d’anni, arredata e pronta per essere occupata dai richiedenti asilo. Erano stati fatti dei lavori e l’edificio era stato messo a disposizione dello Sprar.

L’assessora Elisabeth Sauni Frenner a malincuore ha accettato le disposizioni della comunità di valle. «È un vero peccato che si sia scelto di concludere il progetto Sprar. I profughi si sono trovati bene a Longega, hanno sempre rispettato le regole della convivenza facendosi tutti benvolere dalla popolazione locale. Ora stiamo cercando una soluzione per loro, qualche alloggio privato che possa accoglierli in modo dignitoso. Non sarà facile ma ci proveremo senza ombra di dubbio».

La situazione è identica a La Valle, dove nella casa messa a disposizione dalla parrocchia erano stati completati i lavori di ristrutturazione e la casa aveva accolto cinque richiedenti asilo. Il sindaco Angelo Miribung, con la giunta comunale, era riuscito a trovare una sistemazione per i profughi dopo una prima reazione non proprio positiva dei residenti. «La situazione poi è migliorata sensibilmente – dice il sindaco – tanto che la decisione della comunità di valle ha colto di sorpresa tutta la comunità. Molti dei richiedenti asilo hanno trovato un’occupazione nel nostro comune, soprattutto nelle strutture alberghiere. Insomma si erano integrati bene. Stiamo cercando a livello locale una soluzione alternativa a quello che prevede lo Sprar. Non sarà facile ma stiamo già lavorando per raggiungere lo scopo».

Quelli di Marebbe e di La Valle erano gli unici progetti Sprar decollati in val Badia, alla quale erano stati assegnati una trentina di profughi. Il consiglio comunale di Corvara si era espresso più volte contro questo tipo di accoglienza. Lo stesso era accaduto a Badia con una frattura registrata in seno alla giunta: il sindaco era d’accordo sull’accoglienza, ma poi era stato quasi costretto ad accettare la presa di posizione contraria di parte del consiglio e della maggioranza del consiglio pastorale quando ormai un’ubicazione sembrava fosse stata trovata. Il paese di San Martino in Badia si era detto favorevole all’accoglienza, ma non era riuscito a trovare uno stabile dove ospitare i richiedenti asilo.













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