La storia

Da Curon a Vienna, così Fosca Schiavo balla sul mondo 

Gli inizi all’Arabesque, gli stage in Francia: oggi, a 26 anni, danza ed è docente


Jimmy Milanese


MERANO. Da Curon Venosta a Vienna, passando per Bolzano Danza, Montpellier e una piccola chiesa gotica nel napoletano. È questo il mondo di Fosca Schiavo, la ventiseienne danzatrice meranese che parla cinque lingue e ama l'arte barocca. Un mondo, il suo, che come detto parte dall'alta Venosta «dove da bambina mungevo le mucche e con mamma ballavo: sempre e ovunque», racconta la ragazza che da qualche anno a Vienna ha intrapreso anche la carriera di insegnante.

Fosca Schiavo, oggi lei vive a Vienna, ma tutto partì nella piccola Curon Venosta, giusto?

Attorno, direi. I primissimi anni di vita li ho trascorsi a Curon, poi ci trasferimmo a Parcines. Mia nonna materna è originaria della Val Venosta, ma da bambina andò a lavorare presso una famiglia a Milano dove conobbe mio nonno: carabiniere nel capoluogo lombardo ma originario della Basilicata. Alla sua morte, mia nonna decise di ritornare in Alto Adige e qualche anno dopo i miei genitori la seguirono.

A Curon Venosta dove lei...

Trascorrevo le mie giornate in stalla e bevevo il latte fresco appena munto. Ritmi delle malghe di montagna che continuai a vivere anche una volta trasferiti a Parcines, quando nei fine settimana ritornavo a Curon.

Come arriva la sua passione per la danza?

Alle elementari ho iniziato a fare sport: ginnastica artistica, nuoto e danza classica. Passione, quest'ultima, che mi sono portata dietro in tutto quello che poi ho fatto. Ho iniziato alla scuola Arabesque di Merano, avevo circa sette anni. Avanti e indietro tra Parcines e Merano per ballare.

Possiamo chiamarla passione?

Sì, eccome, a trasmissione familiare. Anche mia mamma da bambina ballava. Abbiamo sempre ballato. Al mare, in montagna, a casa, insomma, il ballo ricopre da sempre una parte importante nella mia giornata. Allo stesso modo, il connubio movimento e musica rappresenta una costante nella mia vita.

Danza, ma quale stile?

Fino a 19 anni ho studiato alla scuola Arabesque di e con Irmtraud Filippi. Ad esempio, contemporanea con Martina Marini o jazz con Sabine Raffeiner. Loro mi hanno sempre spinta a fare meglio e di più, magari stage fuori dall'Alto Adige. Una volta, Sabine mi ha addirittura accompagnata fino in Francia, tanto per spiegare che tipo di passione ruoti attorno a questa arte.

Lei danza in giro per il mondo: per questo ha dovuto abbandonare gli studi?

Nemmeno per sogno. Dopo la maturità conseguita presso il Beda Weber mi sono trasferita in Francia. Faccio un passo indietro, se me lo consente.

Prego.

A 15 anni avevo iniziato a trascorrere le vacanze a Montpellier, in particolare alla scuola di danza Epsedanse di Anne-Marie Porras dove all'età di 19 anni mi sono trasferita. Pensavo che la danza classica avrebbe potuto rappresentare solo una base ma non il mio futuro. Sono più per il contemporaneo. In Francia sperimentai un altro approccio alla danza che permette più libertà di movimento e conduce meglio all'approdo del contemporaneo.

Come si svolgeva la sua vita, durante quel periodo?

Ho curato una formazione da palcoscenico ma anche pedagogica. Tante lezioni di tecnica, dalle 9 del mattino fino a sera tardi. Teoria e pratica: avevo testa solo per quello. La danza è passione ma si nutre di concentrazione e determinazione.

Come è avvenuto allora il suo salto a Vienna?

Grazie a Sharon Booth, direttrice di Bolzano Danza alla quale devo l'avermi fatto conoscere la realtà viennese dove ad un certo punto iniziai ad allenarmi. A Vienna ho studiato Storia dell'Arte, per ritornare ai miei studi mai interrotti, mentre ora sono impegnata in una Magistrale sempre nella capitale austriaca. Inoltre, a ottobre dovrei finire l’altro Master presso la Universität für Angewandte Kunst in “Arte ed economia”.

In quale ambito?

Per sintetizzare, un lavoro sul collegamento tra arte razionalista a Bolzano e lo sviluppo di quella corrente artistica a Vienna dove è in corso un processo di storicizzazione delle opere per spiegarne le origini. Invece, la mia tesi in Storia dell'Arte sarà su una chiesa barocca a Napoli. Dopo due viaggi nel capoluogo partenopeo ho individuato la chiesa di San Gregorio Armeno. Un edificio meno noto in stile barocco che a me piace veramente. Allo stesso tempo, mi sono innamorata della città.

Ha menzionato il Bolzano Danza come trampolino di lancio.

Con essa sono cresciuta moltissimo. È stato il mio trampolino verso la Francia. Anne-Marie mi aveva motivata ma non c'è solo lei nel patrimonio di questa importante manifestazione. L’insegnante Natalia Vinas Roig, anche lei conosciuta a Bolzano Danza, un giorno mi portò nella sua scuola a Barcellona. Nel contemporaneo lei mi ha dato quello che serviva per sviluppare il mio stile personale.

Che ora definirebbe come?

Afro jazz con movimenti della danza classica sviluppati in modo contemporaneo. Per ballare ho bisogno della musica tecno. Il mio ballo è dinamico e sensuale. Questo, il mio stile, ma come ballerina mi devo adattare. Ho partecipato a progetti nel mondo del musical al Life Ball di Vienna, ad esempio, nel corso di una manifestazione per sostenere le minoranze di genere dove ho ballato sul palco con attori come Alan Cumming, così come ad ottobre mi sono esibita a Leibnitz con ballerini e cantanti della Volksoper.

Balla e insegna, giusto?

Ho iniziato cinque anni fa ad insegnare e da tre anni sono alla Académie de Danse. Prima con gli adolescenti e ora sono con gli adulti professionisti. Abbiamo ragazzi che ballano alla Staatsoper e partecipano ai concorsi internazionali. Mi piace insegnare, quando vedi che quello che trasmetti arriva all'allievo. Bellissimo seguire la crescita e lo sviluppo delle persone. Durante il lockdown mi è anche capitato di insegnare online per una scuola in Egitto.

Merano è fuori dai suoi orizzonti?

Non lo so, ma in caso vorrei assorbire più possibile da fuori provincia, prima di tornare a vivere a Merano. Il mio compagno è di Barcellona, non è escluso che si possa andare a vivere in Spagna. In Alto Adige è più difficile ballare. Quello che vedo ogni volta che ritorno è un focus insistente sul turismo, nonostante la presenza di oasi come Bolzano Danza capaci di arricchire tantissimo la nostra provincia. Per Bolzano Danza collaboro sia come assistente ma anche come traduttrice.

E su Merano, città altoatesina turistica per eccellenza, che dice?

Arte e cultura a Merano mi sembra a un livello avanzato, anche nel contesto provinciale. Soprattutto negli ultimi anni, la città ha iniziato ad offrire un sacco di spunti per chi fa arte. Spero che non si abbandoni questa strada.













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