Dal ballo elettrico al tavolo verde e via di champagne 

Un frammento di storia. Un secolo fa Merano mandava in scena  una lunga serie di serate danzanti. Era l’epoca del Futurismo, in città girava Fortunato Depero, il famoso pittore. Ed apriva il casinò



merano. “Siete tutti invitati al Ballo elettrico che si terrà sabato prossimo al Kursaal. Organizza l’azienda energetica. Sono in palio ricchi premi e cotillons. Basta prenotare. Il biglietto d'ingresso comprende cena a buffet con bollicine e verrà addebitato sulla prossima bolletta della luce”. Un annuncio del genere (chiaramente inventato) oggi sarebbe surreale, ma avrebbe potuto apparire nella prima metà degli anni Venti, spensierati e allegri, durante i quali i meranesi si divertirono come matti. Un “Ballo elettrico” ci fu sul serio, organizzato probabilmente da quattro bontemponi amanti del futurismo. Tra l'altro in quegli anni girava per Merano Fortunato Depero, il grande pittore futurista che amava alloggiare all'Hotel Bristol (quello antico), dove dipinse la parete di una sala, chiamata appunto bar futuristico, forse per saldare una parte del conto o semplicemente per avere un trattamento di riguardo.

Negli anni Venti la vita mondana in città era davvero “elettrizzante”. Numerosissimi i balli . “Danze, danze, danze. Il ballo - scriveva il giornale il Piccolo Posto - è una malattia che ha colpito tutti: uomini e donne, donne e uomini. Ogni sera tutti i locali sono invasi da una folla ebbra di danze e allegria. Dal Meranerhof al Bristol, alla Bomboniera, all'Excelsior, al Palace, dall'Eremo degli artisti... al Kursaal. Ovunque allegria, buon umore e champagne».

L'appuntamento più importante per la società-bene di lingua italiana era rappresentato dal ballo della Dante Alighieri. Ma c'era anche il “ballo degli italiani”, il ballo carnevalesco, per arrivare al “ballo degli studenti”, a quello della Croce rossa e più avanti al “veglione rosso” e a quello azzurrissimo, nonché più avanti ancora al “ballo dei veneziani”, a quello “dei facchini della stazione” fino al “ballo degli scarponi”.

Assieme alla febbre del ballo, nella prima metà degli anni Venti scoppia anche quella del gioco. Nasce così un casinò regolare. Non solo. Ci sono anche un paio di bische clandestine, a quanto pare tollerate. Sul problema del gioco d'azzardo gli italiani sono divisi. C'è chi lo sostiene a spada tratta e chi invece lo vede come una minaccia, sia dal punto di vista morale che politico. All'interno dello stesso movimento fascista ci sono posizioni controverse. Proprio su pressione degli oppositori, ad un certo punto, per casinò e bische viene decretata la chiusura. Ed è in quel periodo che compare a Merano un personaggio molto particolare. Si chiama Kurt Erich Suckert. Questo nome magari a qualcuno non dice niente, ma si chiamava così in realtà Curzio Malaparte, un grande personaggio italiano. Scrittore, giornalista, sceneggiatore, politico, diplomatico eccetera. Sembra proprio che lo pseudonimo lo abbia inventato a Merano. Malaparte era nato in Toscana da madre italiana e padre tedesco di Sassonia. Lo scrittore alloggiò per un bel periodo al Bristol, a quanto pare a sbafo, con la promessa fatta ai proprietari di riaprire un casinò. Gli albergatori meranesi, infatti, sin dal primo dopoguerra, preoccupati per la crisi del turismo (quello germanico non tornava più), facevano pressioni di ogni tipo per aprire una sala da gioco che, secondo loro, avrebbe richiamato in città nuovi ospiti danarosi.

Ma purtroppo neanche Malaparte riuscì nell'impresa. Di casinò si sarebbe parlato negli anni Trenta, con un'apertura, durata pochi giorni, al Pavillons des Fleurs. Ci proverà negli anni Cinquanta Arnaldo Bennati, l'armatore genovese-veneziano che aveva realizzato il nuovo Bristol, riservando un piano intero (il sesto) ai tavoli verdi. Ma senza successo. La sua domanda verrà respinta dalla Provincia su pressioni della Curia.

Per concludere diamo a Cesare quel che è di Cesare. Le notizie che ho raccolto sui balli in città sono contenute nel libro di Paolo Valente “Nero ed altri colori” (volume secondo), mentre quelle relative al gioco d'azzardo sono riportate in un capitolo del libro “100x Kurhaus, 1914-2014”, edito dalla Fabbrica del Tempo e scritto sull'argomento specifico da Maurizio Visintin.













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