Ellmenreich lascia la Svp: «Con la Lega nulla da spartire» 

L’Obmann dell’Unione abbandona dopo 15 anni «Non cambierò il mondo, ma posso lanciare un segnale»


di Sara Martinello


MERANO. La Volkspartei cittadina ha perso un pezzo importante con la fuoriuscita di Joachim Ellmenreich, che pur non avendo mai ricoperto incarichi politici di rilievo ha un ruolo primario nel mondo dell’economia e dell’associazionismo meranese. Dopo 15 anni, il fiduciario comunale dell’Unione commercio ha lasciato l’Svp, macchiatasi a suo parere dell’apertura alla coalizione con la Lega salviniana per la formazione della giunta provinciale. «Una decisione del tutto personale, dettata dall’inconciliabilità tra la mia visione della rappresentanza politica e le modalità discorsive di Salvini», spiega Ellmenreich.

Partiamo dal principio. Com’è nata la decisione di abbandonare l’Svp?

«Va precisato che era chiaro fin dalle elezioni provinciali, con la scelta di tanti altoatesini di lingua tedesca di votare per la Lega, che la Volkspartei avrebbe dovuto prendere accordi che rispecchiassero il voto. Al tempo scrissi a Philipp Achammer e ad Andreas Zanier per suggerire diverse opzioni di alleanza. Verdi, Partito Democratico, anche il Team Köllensperger. E nella successiva riunione della Stella alpina meranese fui molto chiaro, una coalizione con la Lega era da rifuggire. Ma ancora non avevo esternato un’intenzione di lasciare il partito qualora le mie posizioni non fossero state condivise».

Achammer come la prese?

«Non mi ha mai risposto, e un po’ mi dispiace. Zanier invece mi rispose, mi disse che poteva comprendere le mie ragioni».

Nessuno all’interno del partito le ha dato sostegno?

«Diversi hanno apprezzato la coerenza, e solo una persona mi ha scritto sui social che non avevo “capito niente del mondo”. Quando abbiamo fatto la riunione provinciale a Nalles sapevo che c’erano altri esponenti critici rispetto a un’alleanza con la Lega, e speravo che si mostrassero contrari. Invece in fase di votazione molti si sono astenuti, e allora ho deciso di abbandonare il partito».

In conflitto col resto della Volkspartei?

«Macché, anzi, nessun conflitto. Non ho mai voluto che si sollevasse un polverone. Auguro all’Svp di svolgere un ottimo lavoro. D’altra parte la Lega ha raccolto moltissimi voti, quindi è una decisione che va accettata. E all’interno del partito di raccolta stesso è necessario accogliere il volere delle maggioranze. Il punto è che io sono un liberale e un centrista, e non posso accettare una coalizione con un partito così schierato a destra e così aggressivo dal punto di vista del discorso pubblico».

Si riferisce ai meccanismi interpretativi di polarizzazione del mondo?

«Sì, quell’“o sei con noi o sei contro di noi”, il populismo, il linguaggio aggressivo. Una persona politicamente responsabile quale un ministro dell’Interno non può agire in questo modo. Per me è logico che ci vogliano regole per entrare nel paese, ed è chiaro che tutti i criminali, ovunque siano nati, debbano essere puniti. Ma non si può costruire il consenso su una relazione esclusiva tra immigrazione e violazione delle regole».

Parlando dell’immediato futuro, cioè delle elezioni comunali dell’anno prossimo, la fuoriuscita dalla Volkspartei le ha aperto nuove e più invitanti possibilità? In fondo Lei è stato candidato al consiglio comunale nel 2005, e ora è alla guida dell’Unione commercio cittadina.

«Ora i miei interessi vanno nella direzione della tutela dei commercianti come Obmann dell’Unione, senza far parte di alcun partito. Non è escluso che si possano aprire diversi scenari, ma non ho deciso di abbandonare l’Svp per dirigermi subito verso nuovi lidi o perché mi si sarebbero prospettate posizioni di rilievo in altri partiti. Mi prenderò del tempo».

L’integrità prima di tutto.

«Non posso certo decidere le sorti del mondo, ma posso lasciare un segno personale che testimoni le tendenze attuali».

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