Periferie: da San Vigilio parte la grande riscossa 

Culture e generazioni insieme. Esce il nuovo numero di “Visi”, il giornale corale del rione Il cuore sono le interviste agli abitanti della piazza, con i sogni e i racconti di grandi e piccoli


Sara Martinello


Merano. Prima di parlare di periferie, diamo un occhio al finto film di Emanuela Fanelli, “A piedi scarzi”. Leggiamo “La retorica sulle periferie genera mostri”, articolo di Christian Raimo per Jacobin. E aggiungiamoci il secondo numero di Visi, il giornale del rione San Vigilio che oggi pomeriggio sarà presentato online. «Eravamo “quelli del Bronx”. La piazza era nota per essere una delle parti più selvagge di Merano. Quando un giorno apparve la scritta “BRONX” al suo ingresso, fu ufficiale», racconta tra serio e faceto Andrea Antonello in un’intervista che, insieme a quella ad Andreas Unterholzner, prosegue il racconto di Xenia di Piazza nel primo numero.

Le novità della piazza.

“San Vigilio In(ter)vista” è il progetto di Upad-Ascolto giovani, comitato di quartiere e Metamorphosis nell’ambito dei percorsi del bando Generazioni 2020 promosso dalle coop sociali YoungInside e Inside. Racconta piazza San Vigilio attraverso le voci di chi ci abita. Dagli anni Settanta, da cinque anni, in un dialogo di generazioni, di lingue e di culture che produce affetto e conoscenza, costruendo una narrazione diversa da quella stereotipata del quartiere di confine.

Ne è nato Visi, pubblicazione corale giunta al secondo numero, al momento solo in formato digitale e presto disponibile in cartaceo. Il giornale sarà presentato oggi, alle 17, sulla piattaforma Zoom (meeting Id 812 2980 7246, passcode W6S4SQ). Sarà presentato anche il canale Youtube “Vigilius’ TV”, strumento di comunicazione che il gruppo di progetto ora lascia alla gestione diretta degli abitanti del rione. Per ora i video caricati sono pochi, ma Ascolto giovani e poi gli abitanti del rione ne inseriranno presto di nuovi.

Gli altri quartieri.

Potrebbe essere lo spunto per avviare progetti analoghi in altre zone della città, dal rione Marlengo al rione Maria Assunta. «Sarebbe eccezionale – risponde Luigi Cirimele dell’Upad – ma per farlo servirebbe, oltre all’attivazione dei rispettivi comitati di quartiere, soprattutto il sostegno delle istituzioni. In particolar modo del Comune, e qui dobbiamo fare i conti col commissariamento». Chissà che con l’estate prossima non si possa diffondere il progetto altrove. Intanto resta un’idea: portare i bambini e i ragazzi partecipanti al di fuori dei confini del rione e far conoscere l’esperienza anche ad altri quartieri, con la speranza che attecchisca.

Le voci del rione.

Se nel primo numero abbiamo trovato contenuti densi di significato, il secondo si fa più accattivante. La grafica si fa più decisa, gli articoli sono più numerosi. La creatura collettiva di bambini, ragazzi e adulti ha preso vita. Dentro, un mondo, dalle immagini storiche col testo di Hildegard Thaler, all’esperienza artistica di Stefan Fabi nell’ambito di “Re-Open. Cultura in vetrina”, dalle interviste ad Antonello e a Unterholzner al ricco bilancio dei tre anni di lavoro del comitato di quartiere, presieduto da Giancarlo Penasa.

Cuore della pubblicazione sono le interviste agli abitanti della piazza. Il colore preferito di Dimitri è il celeste, «il colore del cielo, dei miei jeans e anche del mio cellulare», al caporedattore Bleron Daka (che un giorno vorrebbe diventare un pittore) Nicolle dice che da grande vorrebbe fare la veterinaria «perché amo tanto gli animali, e non mi piace quando sono ammalati, perché meritano di vivere. Gli animali muoiono per darci da mangiare e non so se è giusto». Nella pagina si usa l’asterisco (“bambin*”) per favorire una lettura inclusiva, nemmeno limitata al binarismo di genere. È doppia, questa sì, l’intervista a una madre nata a Merano e a un padre nato a Pristina, capitale del Kosovo. Che insieme, con gentilezza, spalancano le porte di un rione-mondo.

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