Scintille al banchetto, l’accusa alla Lega: «Insulti sessisti» 

I militanti del Carroccio: «La lite? Non abbiamo iniziato noi» Una signora meranese: «Offese volgari e modi aggressivi»


di Sara Martinello


MERANO. Insulti sessisti al banchetto con cui sabato, in via Cassa di Risparmio, la Lega raccoglieva adesioni per la manifestazione a Roma dell’8 dicembre. Una donna sarebbe stata pesantemente insultata da uno dei militanti, ma dal partito arriva una smentita.

La storia è stata denunciata con un post su Facebook in cui la figlia della signora denunciava l’accaduto: «Passa mia madre, la fermano e lei alla domanda di adesione risponde “Assolutamente no, rispecchiate tutto il contrario di quello a cui credo», scrive la figlia. La donna - di cui conosciamo il nome - racconta i fatti: «Sabato mattina militanti leghisti stavano tenendo un banchetto. Penso che il loro programma sia contro ogni ragionevolezza, così gliel’ho detto chiaramente, dopodiché ho ripreso a camminare. A quel punto uno di loro mi ha gridato “Girati, p..., ché ti voglio vedere in faccia!”. Mi sono girata e ho ripetuto che il loro programma mi faceva ribrezzo e che comportamenti del genere potevano solo confermare la mia posizione. Quindi il signore ha fatto alcuni commenti poco educati – e poco pertinenti rispetto all’argomento di discussione – sul mio aspetto fisico. E due donne al banchetto si sono messe a ridere». La donna si allontana, svolge le commissioni programmate, torna in via Cassa di Risparmio. «Quando, senza alcuna voglia di riprendere la polemica, mi sono ritrovata a passare vicino al banchetto – prosegue – l’uomo che prima mi aveva insultata mi si è avvicinato con atteggiamento aggressivo, fino a eliminare il normale spazio tra due interlocutori. Allora ho levato una mano come a ristabilire la distanza, un segnale di non venirmi addosso, al che lui mi ha detto che non dovevo permettermi di toccarlo. Alla fine l’ho mandato a quel paese. Certo, non in maniera urbana, ma ero esasperata dall’arroganza di quell’uomo».

Quando la donna è stata insultata, la neoeletta consigliera provinciale Rita Mattei era momentaneamente assente dal luogo del banchetto. «Sabato – spiega – eravamo in via Cassa di Risparmio per ringraziare i nostri elettori e per informarli sulla manifestazione a Roma, raccogliendo adesioni per i bus. Quando sono tornata al banchetto non mi è stato riferito di questa situazione, segno che non era successo nulla di eclatante. Nella via c’erano anche due vigili, sarebbero intervenuti se avessero notato qualcosa di più grave di uno scambio di battute. Appena abbiamo saputo del post della figlia della signora, però, abbiamo ricostruito la vicenda, ed è risultato che la prima a insultare in maniera del tutto gratuita è stata lei, dicendo “Vergognatevi, fate schifo”. In otto anni di banchetti non abbiamo mai disturbato nessuno per strada, lasciando sempre che fossero i passanti ad avvicinarsi a noi. So che mio marito (Karl Martinelli, ndr) ha risposto alla signora “Fai schifo te”. Più tardi lei stessa ha allontanato uno di noi. Onestamente la faccenda non piace neanche a me, ma in questo momento ho problemi più importanti».

Più che di scintille si potrebbe parlare dello scoperchiamento del vaso di Pandora. Nel racconto della signora c’è la visione della donna come di un oggetto sessuale, c’è un confronto traslato dai programmi politici all’aspetto fisico, c’è la derisione da parte di altre due donne, c’è la prevaricazione dello spazio fisico del dialogo. Oltre all’insulto che indica volgarmente le prostitute, a reprimere una donna che esprime il proprio dissenso. «È cambiato il discorso pubblico – commenta la signora –. Non ci si confronta più sui punti programmatici, si argomenta soltanto su livelli di potere, usando al posto delle ragioni le categorie: maschio o femmina, giovane o anziano. E non è ammesso il disaccordo. La risata delle due donne, poi, suona come una gratificazione dell’immagine del maschio onnipotente, come se all’uomo tutto fosse concesso. Questo cambiamento non può essere socialmente accettato. E mi ferisce che tutto questo succeda in mezzo alla gente».













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