Ecco le “istantanee” d'una volta, sui ponti di Bolzano

Mandateci gli scatti-amarcord scattati dai fotografi di strada, specie sul Talvera



Oggi non ce ne sono più, ma negli anni dai Trenta ai Cinquanta ce n’erano, e non pochi, di fotografi che si appostavano lungo le strade di maggior passeggio, o nei pressi di edifici storici, all’interno di parchi, per scattare e vendere fotografie. Oggi le macchinette fotografiche le hanno tutti, la tecnologia digitale si è impadronita anche di questo mezzo associandolo al telefono, addirittura ad internet. E sono così scomparse figure, che i bolzanini più anziani ricordano anche con un po’ di nostalgia: i fotografi da strada.

Le prime ad apparire sono state le monumentali macchine fotografiche in legno, su treppiede., dislocate in parco Petrarca e davanti al teatro Verdi. Il fotografo inquadrava i soggetti (militari con la fidanzata, cameriere con il ”signorino”, turisti impettiti) Coprendo se stesso e la macchina fotografica con un panno nero. Gli appariva su una lastra di vetro smerigliata l’immagine capovolta dei soggetti in posa, poi sostituiva il vetro con la lastra emulsionata e scattava. Si dava un anticipo e si ritirava la fotografia l’indomani in negozio.

Poi sono subentrati momenti nuovi: non più lastre, ma la pellicola a 35 mm che permetteva una lunga serie di scatti e una mobilità assoluta del mezzo: ecco così nascere la fotografia “istantanea” ed allargarsi il campo d’azione del fotografo che si piazza su ponte Talvera, anche su ponte Druso, oppure di domenica vicino al duomo all’uscita della messa elegante delle 11.

Uno dei primissimi fotografi di strada  fu Alberto Granziol. Era venuto dal Trevigiano nei primissimi anni Quaranta ed aveva aperto laboratorio e negozio in piazza della Mostra: foto “Excelsior”. Me lo ricordo ancora quando monopolizzava il ponte Talvera: si piazzava su un marciapiede, scattava una foto o fingeva di farlo, se il passante si mostrava propenso all’acquisto Granziol ri-scattava la foto (“Sa, nel caso quella di prima non sia ben riuscita”, in realtà mirava a risparmiare pellicola) e poi rilasciava il suo bravo biglietto per il ritiro dell’”istantanea”, con indirizzo e numero telefonico: 29-01. Ebbe successo, al punto che aprì altri negozi all’Alpe di Siusi, Levico, Molveno, fino ad avere 16 dipendenti.

Alberto Granziol se ne andò nel 1970, quando ormai quel tipo di lavoro non tirava più: la macchinetta fotografica ce l’avevano ormai quasi tutti. Lasciò i suoi negozi ai suoi dipendenti, e suo figlio Ferdinando possiede attualmente un negozio di ottica in corso Italia. Tra i ricordi di Ferdinando figura il capriolo imbalsamato, che serviva alle volte come co-presenza per le fotografie nel parco o sul ponte, e la pelle di un orso bianco che alle volte un collaboratore indossava per trasformarsi in plantigrado e rendere più divertenti le fotografie da scattare ai divertiti turisti sull’Alpe di Siusi.

Accanto a foto “Excelsior”, però, vanno ricordati altri fotografi che a Bolzano si diedero a questa forma di produzione: all’inizio di via Rosmini “Foto Siragusa” (poi “Capone”), in via Torino “Foto Gregori”. Sul finire degli anni Trenta aveva aperto in via della Mostra il fotografo trentino Enrico Pedrotti, ma la sua produzione era di contenuto artistico. C’era in quel periodo fin dagli anni Trenta anche “Foto Walsa”, in via Leonardo da Vinci, specializzata oltre che in ritrattistica anche nelle riprese di avvenimenti pubblici di rilievo (sfilate, celebrazioni).

Da ricordare anche “Foto Alberti”, in via Roma, che però non operava sul marciapiede. Non s’usa più. Oggi chiunque può scattare con mezzi digitali fotografie a colori a volontà e anche spedirle subito ovunque nel mondo. Di foto ce n’è ormai un’inflazione. E quelle centinaia, forse migliaia di vecchie “istantanee” in bianco e nero rimaste chiuse in tanti cassetti? Speditemele: ettore@frangipane.it.

www.bolzano-scomparsa.it













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