Il “guado” di Vadena, torna l’arte pubblica 

Domani la cerimonia d’apertura con il curatore Sergio Camin In campo anche gli artisti Arta Ngucaj e Arben Beqiraj



VADENA. I luoghi sono un po’ come le facce, solo apparentemente simili ma sempre con straordinarie differenze, che dobbiamo solo imparare a vedere per poterle raccontare. Vadena è un paese. Un paese lungo 13 chilometri, sparso, disperso. Un paese con un fiume e con un lago divisi da un Monte che è ovviamente di Mezzo. Un paese così lungo che chi vive agli estremi si dimentica di viverci. Un paese così diviso che il lago pensa di essere d’altri e il fiume si limita a passare accanto. Un paese con una storia ma anche una preistoria. Un paese che è stato un guado e un porto. Un paese che ha un castello e un valico. Un paese che è un Comune e un Comune che funziona anche se troppi degli altri non lo sanno. Vadena è così, più che un luogo una somma di luoghi e a volte solo di posti, luoghi e posti che sono o anche che sono stati. Succede così un po’ a tutti i paesi, anche a quelli più “corti” e succede anche alle città. Una definizione di luogo che al contempo definisce per contrasto anche quello di posto è quella del geografo Yi Fu Tuan che nel 1976 sostiene che: “Quando lo spazio ci sembra familiare significa che è diventato un luogo”. Per chi ci vive significa “senso di appartenenza”, per gli altri “conoscenza e percezione della sua riconoscibilità”. Sono importanti i nomi dei luoghi, servono a noi per riconoscerli e a loro per raccontarsi e raccontare. Senza i nomi i luoghi non ci sarebbero ma nemmeno i posti e noi non sapremmo dove siamo e dove stiamo andando. Possono suonare come osservazioni banali e scontate ma il rischio maggiore che si corre sempre è proprio quello di dare troppo per scontato. I nomi dei luoghi in Alto Adige sono sempre (o quasi) due e quelli italiani, grazie al Tolomei, spesso servono a noi per riconoscerli ma non a loro per raccontarsi. Non è certo il caso di Vadena, visto che tanto il nome italiano quanto il tedesco Pfatten hanno origine dal toponimo latino Vadum (guado) ed ecco che il nome rimanda a storie lontane di fiume e di genti e di traghetti e, dal 1859, anche di ponti. Il guado è il punto di un corso d’ acqua dove il livello dell’ acqua consente di passare da una riva all’ altra a piedi, a cavallo o come volete, è un passaggio sicuro dall’altra parte, per raggiungerla e, se ne abbiamo voglia o bisogno, per conoscerla. Senza il guado si rimane soli.

“Guado” ora è anche un progetto di arte pubblica, a cura di Sergio Camin, che parte da Vadena e dai suoi abitanti e si svilupperà nell’ arco di un anno, giocando tra conoscenza ed emozioni, con la partecipazione degli artisti Arta Ngucaj e Arben Beqiraj (scaf.scaf), Claudia Corrent, Armin Barducci e Thomas Marciano.

Primo appuntamento, a lavori in corso, dal 18 al 24 novembre 2017 presso il Municipio di Vadena. Domani, sabato 18 novembre alle ore 18.30 presso il Municipio di Vadena è prevista la cerimonia di apertura.













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