Crisi Rotolongo, la rabbia dei lavoratori in attesa

Un tecnico: «Sono qui da anni e so di essere appeso a un filo». Attesi 60 esuberi Lunedì primo incontro con i sindacati. Un dirigente: incontrerò tutti i dipendenti


di Massimiliano Bona


BOLZANO. «Il vero numero degli esuberi lo conosceremo solamente lunedì - ammette Fabrizio Tomelleri della Cgil - ma nel frattempo stiamo cercando di tranquillizzare, per quanto possibile, i lavoratori. Il clima, nelle ultime ore, si è fatto se possibile ancora più pesante».

Lo si avverte anche entrando in azienda, al civico 15 di via Negrelli. Un camion sta scaricando bobine di carta giganti, come ogni giorno, anche perché la produzione non si è arrestata. «Dobbiamo evadere gli ordini - spiega il capo del personale - anche perché stiamo facendo tutto il possibile per salvare quest’azienda».

Al “desk”, peraltro, non c’è nessuno. La postazione resta sguarnita per più di un quarto d’ora, segno che una mini-cura dimagrante del personale era già stata fatta. Fra i dipendenti c’è chi ha appreso della trattativa dai giornali. «Sono qui da anni - spiega arrabbiato - e non ho digerito il fatto di aver appreso le ultime, spiacevoli, novità da sindacati e media. Nessuno, fra i dirigenti, ci ha ancora messo la faccia».

Ma il capo del personale assicura: «Sentiremo tutti, uno ad uno». Già, perché andrà stilato un elenco, per arrivare ai possibili 60 esuberi, che tenga conto dell’anzianità di servizio, dei carichi familiari e dell’importanza dei singoli lavoratori nella nuova organizzazione aziendale. «Dobbiamo capire - sottolinea Tomelleri della Cgil - qual è la situazione economica dell’azienda e quali sono i motivi che hanno reso necessari i tagli. Rotolongo si è trasformata da spa in srl con un capitale sociale da 100 mila euro». Anche per questo i sindacati vogliono capire quanto potranno ottenere i lavoratori licenziati con la buonuscita. Al tavolo delle trattative, con i sindacati, non ci sarà con ogni probabilità l’imprenditore altoatesino Peter Longo, ma il manager di fiducia Vanni Barion, che i sindacati conoscono bene. La domanda che si pongono tutti in azienda è quali profili professionali non serviranno più. « Io - spiega un quarantenne - ho moglie e figli e ho necessità di sapere prima possibile quale sarà la mia sorte. Per noi, tutti, dai tecnici agli amministrativi agli operai, queste sono ore d’ansia. Ci sentiamo appesi ad un filo, una situazione che davvero non auguro a nessuno di vivere».

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