Famiglie, calano i consumi anche nel ricco Alto Adige

Lo scorso anno scesi dello 0,9% rispetto al 2012: non decolla la domanda interna Diminuiti del 7,7% anche gli investimenti, spinte positive soprattutto dall’export


di Maurizio Dallago


BOLZANO. Un 2013 da dimenticare. La spesa per consumi finali delle famiglie altoatesine è diminuita dello 0,9 per cento rispetto all’anno precedente. In calo anche la spesa per consumi di istituzione pubbliche e private (meno 0,2%). Gli investimenti lordi sono scesi del 7,7% rispetto a dodici mesi prima. Per un prodotto interno lordo pari ad un valore negativo dello 0,1 per cento. Un dato che in pratica corrisponde ad una crescita nulla, ovvero stagnazione. In questo quadro le spinte positive derivano soprattutto dalle esportazioni, cresciute del 4,8% rispetto al 2012. Per quest’anno, invece, si stima una leggera crescita del Pil. Sono i dati resi pubblici ieri dall’Istituto provinciale di statistica.

L’Astat prevede per il 2014 un leggero aumento del Pil altoatesino pari allo 0,1%. È da notare tuttavia come ogni previsione abbia dei margini di oscillazione sia verso l’alto che verso il basso. Nella pubblicazione è stato indicato un valore conservativo, per via dei fattori di incertezza attualmente presenti (ad esempio la situazione politica in Italia e le conseguenze economiche della crisi in Crimea). Per il prossimo futuro si manifesta una tendenza verso la crescita relativamente stabile, anche se lenta (+0,3% nell’anno 2015).

L’analisi della domanda interna evidenzia come nel 2013 gli investimenti lordi siano diminuiti del 7,7% rispetto all’anno precedente. Tale valore illustra le difficoltà dei soggetti economici ad effettuare investimenti in un panorama economico caratterizzato da forti incertezze.

La più importante voce della domanda, ovvero la spesa per consumi finali delle famiglie, è diminuita dello 0,9%. Anche la spesa per consumi finali delle istituzioni pubbliche e private segnala, presumibilmente a causa di un’accentuata politica del risparmio, un leggero calo dello 0,2%. Al contrario, le spinte positive alla domanda derivano soprattutto dalla statistica riguardante il commercio estero. I dati provvisori indicano infatti nel 2013 un record delle esportazioni superiore a quello dell’anno precedente. Sono stati esportati beni e servizi per un aumento del 4,8% rispetto al 2012. La domanda estera si è rivelata quindi lo scorso anno un importante motore di crescita per il Pil. Dal lato delle risorse del prodotto interno lordo, il valore aggiunto registra nel 2013, rispetto all’anno precedente, una crescita in quasi tutti i settori economici: l’agricoltura e silvicoltura raggiunge con +7,4% il maggiore incremento economico, dato da ricondurre almeno parzialmente al prezzo più elevato della raccolta di mele. Inoltre sia i servizi, ovvero il settore economico di gran lunga più rappresentativo del valore aggiunto (pari al 75,0% del totale), che l’industria in senso stretto palesano un aumento del loro risultato economico, rispettivamente +0,2% e +0,6%. Le costruzioni, già fortemente segnate dalla crisi, costituiscono un’eccezione e segnalano ancora una diminuzione (-6,5 per cento).

Le stime sono state realizzate dall’Astat in collaborazione con l’Università di Innsbruck mediante un apposito modello econometrico. Ed anche se i valori esposti sono quindi da considerarsi come provvisori, il messaggio è chiaro: il Pil deve tornare a salire.













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