Giovani, in cinquemila senza un lavoro

Sono ragazzi tra i 15 ed i 25 anni che non studiano. Per loro una giornata per imparare a proporsi sul mercato


di Alan Conti


BOLZANO. Non studiano e non lavorano, ma soprattutto in Alto Adige sono quasi 5.000: un numero considerevole. In economia si chiamano “Neet”(dall’acronimo inglese “Not engaged in Education, Employment or Training), ma nel concreto sono giovani tra i 15 e i 25 anni in evidente difficoltà di accesso al mondo del lavoro. Per loro, ma anche per i ragazzi in generale, la Ripartizione Lavoro della Provincia organizzerà una giornata dedicata mercoledì 10 settembre dalle 14 alle 17 nel centro di mediazione del lavoro a Bolzano. Una sorta di piccola fiera della bussola da tenere in mano a caccia di un posto di lavoro.

Con il direttore dell’ufficio Michael Mayr, però, cominciamo a precisare il concetto di Neet. «Bisogna fare attenzione perchè in questa categoria rientrano pure le giovani mamme o chi ha disabilità talmente gravi da rendere complessa un’occupazione. Non tutti, quindi, ne fanno parte per negligenza o difficoltà». Certo, però una buona fetta si aggirerà nella giungla della disoccupazione forzata. «Sicuramente e noi stiamo cercando di capire quali possano essere i motivi di questo disagio. Abbiamo attivato un indirizzo mail, garanziagiovani@provincia.bz.it, al quale chiediamo di scriverci se serve un aiuto nel cercare lavoro. E’ un servizio, ma anche un feedback». Come è andata? «Abbiamo ancora pochissimi contatti, ma si tratta di un’iniziativa nata da poco quindi attendiamo».

Tra le possibili trappole che fanno scivolare nella buca dei Neet può esserci l’incapacità di gestire un colloquio in modo efficace. «Questo è uno dei punti centrali della giornata dedicata - conferma Mayr - perchè spesso si commettono degli errori di ingenuità. In moltissimi casi, per esempio, il giovane candidato tralascia di informarsi bene su chi ha di fronte, sui servizi di quella azienda, ma anche su cosa si aspetta dal punto di vista dell’abbigliamento o del comportamento personale. Non sono dettagli. Anche spedire una mail senza una presentazione e solo con il curriculum è banale e sbagliato». I datori di lavoro, infine, non sono immacolati. «No, anche loro a volte commettono degli errori che possono disorientare i candidati o chi cerca lavoro ad ampio spettro. Non concedere nessun tipo di feedback o risposta, per esempio, può frenare. A volte bastano due righe di una mail per comunicare la mancanza di posto e far sapere al giovane di muoversi verso altri orizzonti». Piccole modifiche ai comportamenti, aggiustamenti negli atteggiamenti: talvolta per sorridere di più nel mercato del lavoro basta partire dalle cose semplici.













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