Part time agevolato, in Alto Adige piace a tre lavoratori su 4

Perini e Serafini: si ritiene positivo ridurre l’orario di lavoro negli ultimi tre anni prima del proprio pensionamento



BOLZANO. Ridurre il proprio orario di lavoro gli ultimi tre anni prima del pensionamento: tre lavoratori dipendenti su quattro in Alto Adige ritengono che questa sia una buona idea. È quanto emerge da un’anticipazione dell’attuale indagine del Barometro Ipl (Istituto promozione lavoratori). zÈ importante che il legislatore preveda forme di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro», sottolinea il presidente Ipl, Toni Serafini: «Per alcune professioni con elevato carico fisico e psichico è letteralmente un atto dovuto».

Si parla di part-time agevolato in età avanzata quando negli ultimi anni prima del pensionamento si sceglie volontariamente di ridurre il proprio orario di lavoro. Nell’ambito dell’ultima indagine del Barometro Ipl l’Istituto promozione lavoratori ha voluto sondare qual è l’opinione dei lavoratori dipendenti altoatesini in merito. Il risultato principale: tre lavoratori dipendenti su quattro ritengono che in principio si tratti di una buona cosa e riescono ad immaginarsi di cogliere questa opzione, quando il momento si avvicina.

“Godersi la vita, fino a quando si è ancora in salute” è il motivo principale indicato da coloro che sceglierebbero l’opzione del part-time agevolato in età avanzata (il 96% pensa che ciò sia un criterio “molto” o “abbastanza” importante). Nella scala degli aspetti indicati per il «Sì» segue il “far posto ai giovani”, cioè la consapevolezza che, se praticato su larga scala, si liberano nuovi posti di lavoro per i giovani (81%). C’è poi chi vede nel part-time in età avanzata un’opportunità per poter accudire nipoti o parenti bisognosi di cura (75%). Altre invece vedono nella flessibilità in uscita un modo per sviluppare nuove idee nell’azienda (70%). Non sono ritenute invece così rilevanti ai fini della scelta la diminuita capacità lavorativa e la pressione nella competizione con colleghi più giovani (60%).

Va pur sempre osservato che in Alto Adige un lavoratore dipendente su quattro non chiederebbe di ridurre il proprio orario di lavoro da tempo pieno a part-time a tre anni dal pensionamento, anche se ne avesse la facoltà. L’89% indica come fattore determinante “i colleghi e l’ambiente di lavoro, che sono importanti”. Questo sta a sottolineare quale elevato valore venga attribuito ai contatti sociali dai lavoratori dipendenti in Alto Adige. Segue a ruota, tra gli obiettivi indicati come principali, la riduzione dello stipendio che il passaggio a part-time porterebbe con sé (86%), indipendentemente che i contributi sociali continuino ad essere versati per intero o no. Il fatto che il 78% indica di “sentirsi legato alla professione” sottolinea ancor più marcatamente il forte legame dei lavoratori dipendenti alla propria professione. Dall’indagine emergono alcune particolarità. “Le donne vedono il part-time in età avanzata con più favore rispetto agli uomini”, illustra il direttore Ipl, Stefan Perini. Ma non solo: sono le categorie d’età 20-29 e 30-49 quelle più favorevoli al part-time in età avanzata, probabilmente perché molti si trovano nella situazione di dover organizzare l’accudimento dei propri figli piccoli. “Si rammenta che la quota di sostenitori del part-time in età avanzata diminuisce proprio nella categoria 50+. Evidentemente chi si trova concretamente davanti a quest’opzione ci pensa due volte, proprio a fronte della riduzione dello stipendio che andrebbe a subire”, chiude Perini.













Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi
la promessa

Kompatscher: «Adesso basta: stop a case costruite per i turisti» 

L’emergenza abitativa. La risposta del governatore ai sindacati: «Gli alloggi nelle nuove aree convenzionate solo per residenti stabili». I rappresentanti dei lavoratori: «La zona di ponte Roma resti produttiva». Il sindaco: «Bisogna ampliarsi nei centri limitrofi»


antonella mattioli

Attualità