Sono ancora pochi i papà in congedo per i figli

Nel 2010 ha sfruttato la possibilità il 12% degli aventi diritto, nel 2015 il 17,1% Percentuali in linea col resto d’Italia, ma molto inferiori rispetto ad altri Paesi


di Renato Brianti


BOLZANO. La festa del papà è stata l'occasione per fare il punto sui congedi parentali in Trentino Alto Adige. I dati del 2015 raccontano di un diritto ancora recepito poco: serve una nuova cultura in grado di aumentare la condivisione del lavoro familiare uomo/donna che in questo momento è sbilanciato sulle mamme per il 61,2% rispetto al 31,8% dei papà. La media degli utilizzatori nel settore privato in Italia è passata dal 9,5% del 2010 al 15% del 2015. Il Trentino Alto Adige è in media con circa 2.000 padri che hanno usufruito di questa possibilità.

"La legge Fornero del 2012 - ha detto Silvia Vogliotti, Afi/Ipl - prevedeva per il triennio 2012-15 1 giorno di congedo parentale obbligatorio per il papà da utilizzare entro i 5 mesi dalla nascita del bambino, retribuito al 100%. Dal 2016 questo numero è raddoppiato ma siamo ancora molto lontani dai valori di Paesi come Finlandia, che raggiunge quota 54 giorni, o Portogallo (20), Francia (11), Spagna (15), Croazia (7), Ungheria e Romania (5)". "Serve un cambiamento culturale - ancora Vogliotti - con un rafforzamento del welfare dato da una nuova contrattazione di secondo livello più indirizzata alla politica familiare".

"Non tutti i padri conoscono i propri diritti, ma c'è anche una scelta più coraggiosa - ha spiegato la presidente Ipl Christine Pichler - un congedo facoltativo retribuito al 30% che può raggiungere i 7 mesi. Gli utilizzatori di questa soluzione sono saliti dal 12% del 2010 al 17,1% del 2015. La legge garantisce da 17 anni questo diritto soggettivo ai papà, ma, nonostante i dati siano reperibili solo in aggregato con il Trentino, presentano almeno 4000-4500 papà in Alto Adige che non prendono in considerazione questa possibilità". Come mai? "Serve un cambio culturale anche nei processi aziendali e lavorativi. In questo momento la conciliazione è sulle spalle delle mamme e molti padri non hanno il coraggio di chiedere un congedo, i modelli lavorativi penalizzano l'uomo che si "sgancia" temporaneamente dall'azienda".

"C'è la necessità di dare segnali forti ai neo papà ma anche alle aziende e alla società civile - ha precisato l'assessore Martha Stocker - l'organizzazione del lavoro è ancora vecchio stile, abbiamo bisogno di nuovi modelli. Solo questo può portare a una migliore condivisione del lavoro familiare in grado di rendere più forti le famiglie stesse". Stessa lunghezza d'onda per Michael Bockhorni (Vaeter Aktiv): "Stereotipi e modelli di ruolo influenzano negativamente questa scelta ma se i papà devono cambiare passo, anche le neo mamme devono farne uno indietro fidandosi di più dei loro uomini e dando loro il tempo di crescere in questo percorso senza pressione". Sul tema è prevista una conferenza il 24 marzo, dalle 8.45 nel cortile interno di Palazzo Widmann.

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