«Costa è un vero talento ma servono più risorse»

Fabio Morandini: «L’Italia non ha uno staff paragonabile alle nazioni più forti» «Frenzel è nato proprio per eccellere nella combinata, da grande saltatore»



TESERO. Fabio Morandini è uno che se ne intende, protagonista di numerose Olimpiadi e Campionati Mondiali, coordinatore della combinata nordica grazie alla sua ultratrentennale esperienza, maturata prima come atleta, poi come tecnico ed anche come dirigente federale, è ora uno degli uomini di punta del comitato organizzatore Nordic Ski Fiemme. Con lui andremo ad analizzare le dinamiche di una disciplina tanto complessa quanto affascinante: “La doppia specialità comporta un doppio “problema”, bisogna essere appassionati di entrambe le discipline per poter rendere al meglio. All’inizio ero forte nel salto, ma poi i migliori risultati me li ha fatti fare il fondo. Andavo forte nella corsa, in bici e per questo mi dissero “perché non fai il fondo?”. Da lì nacque la mia passione per la combinata nordica”.

Il cavallo di razza della squadra azzurra è il gardenese Samuel Costa, protagonista di questo spettacolare trittico in Val di Fiemme: “Costa era un po’ un funambolo, anche lui come me non veniva dal fondo, faceva salti acrobatici con gli sci da discesa, e poi si è dato al salto ed ora alla combinata. Costa sta facendo risultati straordinari, valutando la forza e le strutture che hanno le altre squadre. I salti di Costa non escono dall’improvvisazione, ora c’è più attenzione nei suoi confronti e sta rispondendo positivamente. È tutto un gioco psicologico, puoi lavorare sulla tecnica e sul fisico, ma se la testa non risponde non si va da nessuna parte, ci vuole qualcuno che ti “pulisca dentro” e che riesca a cogliere le sfumature, lo psicologo nella combinata nordica è fondamentale”.

Le risorse italiane non sono tuttavia sufficientemente adeguate a garantire uno standard pari alle nazioni protagoniste, il che dà anche maggior valore ai risultati di Costa: “La differenza la fanno anche i soldi, le squadre principali hanno un equipe di psicologi, medici e tecnici incredibili, senza contare che in nazioni come la Germania nascono trampolini praticamente ogni 30 km. I tedeschi hanno 40-50 ragazzini “aspiranti”, che a 16-17 anni potrebbero venir qui ed essere competitivi. Hanno trampolini ovunque, nascosti nel bosco, in zone che non sapevo esistessero. Invece i nostri combinatisti si devono arrabattare, ripeto, ciò che sta facendo Costa è qualcosa di eccezionale. La crisi nazionale si sta ripercuotendo anche sugli sport, in particolare quelli invernali. Il movimento italiano deve prima di tutto trovare soldi e sponsor per poter progredire, tutta la federazione italiana è in crisi ma vediamo le donne cosa stanno facendo, fra discesa, biathlon, la rinascita anche di atlete esperte come Costazza e Moelgg, ora sono là con le prime ma è stato un lavoro psicologico, hanno lavorato di testa, Pellegrino è andato invece fortissimo mentre quest’anno non è così brillante, non vorrei si stesse preparando a vincere un titolo mondiale. Rimanere ai vertici non è mai facile”.

A proposito di rimanere in vetta per tanti anni, c’è un atleta che potrebbe spiegare al meglio come funziona questo assioma: “Eric Frenzel è nato per fare la combinata – prosegue Morandini – è portato per entrambe le discipline, altri combinatisti erano fortissimi nel salto e meno bravi nel fondo, lui è completo. Nella combinata è sempre meglio essere saltatori, partire ogni volta dietro non è facile, mentre se si è buoni saltatori si ha fiducia ed una marcia in più, viceversa, non si può sempre vivere nell’angoscia di dover recuperare. Costa va nel fondo perché è un bravo saltatore, quando fai un buon salto e sei con i primi hai già 20-30 secondi di vantaggio anche se non li “hai”. Se Frenzel ha una giornata storta, arriva comunque a podio proprio perché ha questo ‘vantaggio’ al salto”.

Nel successo degli atleti sono importanti anche gli allenatori e la classe dirigente, ma secondo Morandini non è detto che gli atleti a fine carriera diventino a loro volta coach: “Gianni Rivera, Gigi Riva, la Compagnoni o la Belmondo, Giorgio Rocca, Tomba, non hanno scelto di fare gli allenatori, hanno un talento tale che non potranno mai trasmettere le loro capacità. Diventano ad un certo momento ‘maniaci di sé stessi’, fanno anche 15 ore di allenamento al giorno ma non tutti sono in grado di sopportare questi ritmi forsennati. Paolo Bernardi (allenatore della squadra di combinata nordica) è molto intelligente, a lui non manca niente, forse avrebbe bisogno di più serenità e fortuna”.

La componente fondamentale, come un po’ in tutti gli sport, pare essere l’assenza o il giusto rapporto con la “paura”: “Se ha paura ti dimentichi di fare il saltatore e ogni salto non è uguale all’altro, anche solo uno spostamento sbagliato può costare 3 metri, il tempo, la concentrazione ci dev’essere ma non bisogna pensare troppo, il segreto è non frenare o mantenere la velocità nella maniera più costante possibile. Piccole componenti che fanno la differenza, anche eseguendo la spinta perfetta c’è poi la continuità del volo, bisogna inoltre correggersi in volo per capire il vento, l’equilibro, come un’aquila che vola, sente gli spostamenti d’aria e si regola di conseguenza”.













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