DOPING»DOPO LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DEL CONI

BOLZANO. La gara di Alex Schwazer contro la sentenza emessa dal Tribunale Nazionale Antidoping del Coni potrebbe essere già ai nastri di partenza. Sarà una lunga marcia, anche su un terreno tortuoso,...


di Marco Marangoni


BOLZANO. La gara di Alex Schwazer contro la sentenza emessa dal Tribunale Nazionale Antidoping del Coni potrebbe essere già ai nastri di partenza.

Sarà una lunga marcia, anche su un terreno tortuoso, con traguardo posto a Losanna. Prossimamente sarà presentata istanza di sospensione della sanzione di tre anni e mezzo di squalifica. Si tratta di una richiesta di riduzione per un determinato periodo anche sotto condizionale.

Se non dovesse essere accolta lo staff difensivo dell’atleta, capeggiato dall’avvocato bolzanino Gerhard Brandstätter, ricorrerà al Tribunale Arbitrale dello Sport davanti al quale il caso doping di Alex Schwazer sarà interamente ridiscusso.

L’obiettivo è quello di una sensibile riduzione della sanzione che lo stesso marciatore altoatesino ha definito «pesante e dalla quale si evince poca comprensione, dal momento che io comunque ho deciso di confessare tutto».

L’organo di giustizia sportiva sito in una casetta al civico 2 dell’Avenue de Beaumont della località svizzera sulle rive del lago Lemano potrebbe confermare in pieno quanto sentenziato in Italia oppure, e spesso è accaduto, ridurre il periodo di squalifica dell’atleta.

Ciò significherebbe che Alex potrebbe essere riabilitato completamente anche nell’autunno 2014 o nel primo semestre del 2015.

Starà poi a lui decidere se vorrà proseguire con l’attività sportiva e puntare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Fermo restando che Schwazer ha comunque più volte ribadito di essere nauseato dall’agonismo esasperato che ha contraddistinto gli ultimi anni della sua vita e di desiderare di poter condurre un’esistenza “normale”.

Il nodo del contendere non è la squalifica inflitta ad Alex Schwazer ma la sua durata. Stando anche a diversi precedenti nello sport, nell’atletica leggera e anche nella stessa marcia, i 42 mesi comminati a Schwazer sembrano essere eccessivi. Va sottolineato che Alex, sicuramente in errore, stando alle verifiche sin d’ora compiute, non è stato trovato positivo ad un specifico controllo dopo una gara fatta salva l’anomalia riportata sul Passaporto biologico nell’aprile 2012 (dopo la 50 km di Dudince).

Il presidente della Fidal Alto Adige, Bruno Cappello, che sin dal primo giorno del suo mandato ha espresso parole dure contro coloro che assumono sostanze dopanti, ha riscontrato un’anomalia nella sanzione.

«Premetto una cosa. Schwazer ha sbagliato e deve pagare. Secondo me un atleta che viene trovato positivo all’antidoping non dovrebbe aver più la possibilità di rientrare – tuona Cappello - . Io sono per la squalifica totale, a vita».

Perché sostiene questo concetto?

«Perché quando ritornano durante il periodo di squalifica si sono riempiti il serbatoio e vogliono dimostrare che sono più puliti di prima e difficilmente lo sono».

Normalmente la squalifica è mediamente di due anni, non le sembra eccessiva quella emessa nei confronti di Schwazer?

«Detto ciò, sottolineando che mi dispiace per Schwazer, sostengo che è inutile squalificare un’atleta per tre anni e mezzo quando normalmente il periodo è di due anni. La legge deve essere uguale per tutti a prescindere dalle federazioni o dai comitati olimpici. A livello internazionale bisogna uniformarsi perché così non si può sconfiggere il doping».

Quando parla di legge uguale per tutti a cosa si riferisce?

«Al calcio e agli altri sport – afferma Cappello, già insegnante di educazione fisica brissinese e responsabile nazionale del settore prove multiple -. Nel calcio ci sono squalifiche ridicole di due mesi che vengono scontate in estate. Ripeto, la legge deve essere uniforme. In questo sì che Schwazer è stato penalizzato se confrontiamo il suo caso con altri analoghi. Ma resto fermo sul mio concetto: l’atleta che si dopa non deve avere più la possibilità di gareggiare. ».

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