DISCESA LIBERA MASCHILE 

Paris «rosica» la medaglia di legno 

Nella gara vinta da Svindal l’azzurro è quarto; 6° Fill, 18° Innerhofer



JOENGSEON (Corea del Sud). Aksel Lund Svindal conquista l’oro in discesa libera ed entra nella leggenda, l’Italsci rosica. Doveva essere il giorno dei jet azzurri ma il volo di Dominik Paris si è concluso al quarto posto a soli 36 centesimi dalla medaglia. Male, molto male il vicecampione olimpico in carica di specialità, Christof Innerhofer, che ha chiuso al diciassettesimo posto rovinando una buona prima parte con errori di linea nel secondo tratto; 22° Emanuele Buzzi.

Svindal, il cannibale dello sci alpino, ha battuto un record invidiabile: infatti a 35 compiuti (il 26 dicembre scorso), con il trionfo di ieri è diventato il campione olimpico (ai Giochi invernali) più “maturo” nella storia dello sci alpino. Il fuoriclasse norvegese sulle nevi coreane di Joengseon, in una giornata stupenda finalmente senza vento, non fredda e con tanto sole, ha regalato alla Norvegia il primo oro della specialità. Per Svindal si tratta del secondo titolo olimpico dopo quello di otto anni fa a Vancouver in supergigante e la quarta medaglia a cinque cerchi (argento in discesa e bronzo in slalom gigante a Vancouver 2010). Perfetta la prestazione del vichingo su una pista che non presentava salti particolarmente impegnativi. La festa targata Norge è stata completata dall’argento di Kjetil Jansrud, miglioratosi di una posizione rispetto a Sochi 2014. Bronzo all’elvetico Beat Feuz.

Tanta amarezza in casa Italia. Quarto Dominik Paris, la classica medaglia di legno per lui. L’altoatesino della Val d’Ultimo si è visto sfuggire il bronzo per meno di quattro decimi dopo una bella gara impostata all’attacco sin dalla partenza. «Ho dato il massimo, ho dato tutto, è andata così, peccato - ha detto un po’ sconsolato Dominik - non posso recriminarmi nulla, sul tratto pianeggiante mi sentivo lento e probabilmente ho perso velocità. La pista non era difficile, ma quando è così diventa ugualmente difficile perché non può concederti il minimo errore».

Sesto posto senza infamia e senza lode per Peter Fill, che recrimina l’uscita sbagliata dalla Dragon Valley dove «in quel punto ho lasciato tantissimo tempo perché mi sbattevano molto gli sci, sono finito largo e ho perso linea e velocità. Peccato, mi sentivo bene».

Innerhofer non capisce come sia arrivato il diciassettesimo posto: «quando ho visto il tempo finale non ci credevo, mi sembrava di avere fatto solamente un paio di piccolissimi errori e invece...». (m.m.)

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