«Potevamo vincere la serie C» 

Mister Zanetti. «Se l’Alto Adige avesse avuto una tenuta mentale quantomeno pari a quella espressa tecnicamente avrebbe potuto vincere il torneo. Il mio futuro? Sono sotto contratto però non mi sento di fare promesse e lascio aperte le possibilità. Con la società non ho ancora parlato»


FILIPPO ROSACE


Bolzano. Due settimane e sapremo se il “comignolo” di Maso Ronco sbufferà la fumata bianca, che sancirà la continuità del lavoro di mister Paolo Zanetti sulla panchina dell’Alto Adige. Due settimane che il mister vicentino trascorrerà nella tranquillità della famiglia, ritagliando lo spazio necessario per la chiacchierata con il presidente Baumgartner, l’Ad Pfeifer e il ds Bravo, durante la quale saranno messe sul tavolo le reali intenzioni. Due settimane anticipate da un riavvolgimento della bobina, in cui sono impresse le gesta della stagione conclusasi a Monza. A partire dall’emozione più forte…

“Il gol di Turchetta contro il Monza. E’ stata una delle emozioni più belle della mia carriera calcistica. Non ho mai goduto così tanto, peccato che dopo un minuto quell’emozione mi è stata tolta”.

Già il Monza…l’impressione è che abbia fatto più male la sconfitta al Brianteo che quella dell’anno scorso allo Scida nella semifinale contro il Cosenza.

“Contro il Cosenza – spiega Zanetti - abbiamo meritato di uscire. Siamo stati eliminati da un autogol, è vero…c’è stato molto della componente sfortuna però in campo il Cosenza si era dimostrato superiore. A Monza, invece, a parte i primi venti minuti per settanta abbiamo disputato una partita straordinaria. Stavamo assaporando una vittoria che era tutto frutto del nostro orgoglio e carattere. Sarebbe stata una storia bellissima da raccontare, e quindi quando esci fuori così il rammarico è davvero sicuramente più grande”.

I venti minuti di Monza, sono stati un pò lo specchio di alcuni passaggi di questa stagione, dove in diverse partite i venti minuti di black out hanno condizionato il risultato finale.

“E’ vero, purtroppo è stata una nostra caratteristica. Penso che se questa squadra avesse avuto una tenuta mentale quantomeno pari a quella espressa tecnicamente, avrebbe potuto vincere il campionato. Non lo dico con presunzione…perché noi l’ordinario l’abbiamo fatto in modo estremamente facile, il problema è sempre stato lo straordinario. Lo straordinario è stato anche affrontare le squadre cosiddette “piccole”, di fronte alle quali, forse per un pizzico di presunzione o di rilassatezza, siamo riusciti a complicarci la vita. Il campionato è stato vinto, difatti, da chi ha avuto la tenuta mentale migliore”.

Il secondo posto e la semifinale della passata stagione avevano contribuito a realizzare il “miracolo”. Il bilancio di quest’anno può essere considerato ancora un prodigio?

“No, non è stato un miracolo. Quest’anno abbiamo fatto il nostro, realizzando quello per cui siamo stato costruiti. Arrivare in semifinale l’anno prima poteva significare vincere quest’anno. Sapevamo invece della nostra forza ed avevamo individuato la nostra posizione tra il quinto e l’ottavo posto. Siamo arrivati sesti per cui, ripeto, l’ordinario è stato fatto…è mancato il miracolo. Abbiamo lavorato per farlo, lo abbiamo rincorso per tutta la stagione, e lo stavamo per concretizzare contro il Monza”.

Non c’è stato il miracolo ma c’è stato sicuramente qualche nome del gruppo che si è imposto sugli altri.

“Diciamo che ogni anno puntiamo sempre sui giovani. I nostri giovani sono stai i migliori rispetto a quelli visti quest’anno. A loro rivolgo il mio primo applauso, perché non è facile farsi spazio, non è facile farsi trovare subito pronti e competitivi in una squadra che ha degli obiettivi ambiziosi.

I giovani hanno dato tanto a questa squadra, i “vecchi” hanno fornito un contributo altrettanto importante. Fare nomi in particolare mi viene difficile, perché per me il concetto di gruppo è davvero importante, e se proprio devo fare un nome faccio quello di Oneto e di quei ragazzi che hanno giocato poco ma che sono stati egualmente fondamentali, perché hanno saputo mantenere alto il livello del lavoro settimanale”.

Rimarrà anche la prossima stagione a guidare l’Alto Adige?

“Sono sotto contratto con l’Alto Adige e sono molto riconoscente alla società. In questo momento, però, non mi sento di fare promesse per non prendere in giro i nostri tifosi, quindi lascio aperte le possibilità semplicemente perché con la società non abbiamo ancora parlato. E’ chiaro che se mi arrivasse una proposta irrinunciabile farei una scelta diversa!”













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