Il terrore non può piegarci



La morte, in tempo di feroce terrorismo, non ha un volto definito: ha facce semplici, normali, di ogni età. Le nostre facce. Quelle di civili che abitano il mondo. Per vivere. Per lavorare. Per crescere. Per studiare. Per amare. Per costruire il presente ancor prima del futuro.
Non è in un luogo definito, la morte. È ovunque. E da nessuna parte. Ha solo due colori: il nero della paura e il rosso del sangue. Non conosce sfumature: perché non rispetta nessuna diversità, nessun pensiero, nessuna libertà. E quando gli attentati sono assurdi e inconcepibili come quelli che stanno destabilizzando il mondo, la fine dell’esistenza è uno schiaffo che ti può colpire e annientare in una qualunque serata.
I mercanti di morte hanno un solo alleato: l’imprevedibilità. Perché si può colpire in ogni angolo del pianeta e in ogni momento. E hanno un solo obiettivo: il terrore. Un terrore diffuso. Un terrore sconfinato eppure vuoto. Senza anima. Senza senso. Senza rumori diversi da quelli delle armi e della violenza.
Quando si muore, gli italiani ci sono quasi sempre: simboli perfetti, anche nell’immenso dolore di queste ore, di un Occidente che cresce, che progetta, che investe, che pensa, che sogna e che si muove. Emblema di un pezzo di mondo libero che non si ferma, che non si piega, che non si chiude, che non si fa schiacciare dalle lacrime. L’Italia - e ha fatto bene ieri il presidente Renzi a ricordarlo - non arretra. Perché i terroristi vogliono strapparci proprio questo: la quotidianità e la normalità della vita. Ma non ci riusciranno mai.













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