La strada della convivenza passa anche da certi sentieri



La convivenza è fatica. È salita. È costanza. È dialogo. È continua mediazione. Al rialzo, per chi sa coglierne il significato. Al ribasso, per chi ogni giorno costruisce sullo scontro e sulle divisioni un po’ del suo effimero successo. Il campo, in Alto Adige, è sempre minato. La destra tedesca ama le scintille non meno della destra italiana. E c’è sempre chi abbocca, trasformando in contrasto etnico ogni (possibile) apertura, qualsiasi (auspicabile) punto di svolta. Di qui un fuoco quasi perpetuo. Che solo gli abitanti del futuro, liberi da una storia che porta con sé troppe ferite, possono spegnere.
La toponomastica è metafora sin troppo concreta dell’incapacità - di ogni gruppo etnico, in egual misura - di andare oltre. Le ferite non si rimarginano: si superano. Ma solo se c’è la volontà di trovarsi a metà strada. Senza difendere un “prima” che nei tempi della storia è sempre e comunque preceduto da qualcos’altro. Se siamo diventati esempio di pacifica convivenza dopo stagioni di sangue e di dolore, lo dobbiamo a chi ha saputo rinunciare a qualcosa per avere in cambio molto di più. Il che non significa dover cedere su tutto o, peggio, mercanteggiare con Renzi due nomi in tedesco in più (come fa, forzando, la Svp) in cambio di due voti in più al Senato: significa trovare un punto d’incontro che faccia diventare finalmente passato il passato. Certi nomi italiani vanno difesi, perché sono un pezzo della nostra comunità, del nostro stare insieme, del nostro abitare e amare questa terra. Certi nomi tedeschi vanno capiti, perché sono stati strappati e umiliati. Inutile calpestarsi a vicenda. Persino dannoso trasformare in dibattito nazionale - con le storpiature che questo comporta - un tema che è locale: perché è qui e solo qui che si deve trovare una soluzione. Diversamente, sarebbe un’imposizione. Di un governo che ammicca a chi lo sostiene o di un governo che non vuole ascoltare le ragioni di chi ha più di una ragione. Fondamentale, mentre arrivano sin troppi schizzi di benzina su un fuoco più pericoloso di quanto si possa immaginare, è che i partiti di governo - qui e a Roma - colgano l’importanza di questo passaggio: la democrazia e la convivenza, questa volta, passano dalla via della toponomastica.













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