Ma il saggio Davigo andrebbe preso sul serio



Quando un (uomo) saggio indica il pozzo, anziché la luna, chi gli sta attorno dovrebbe evitare di concentrarsi comunque e sempre sul dito. Perché il pozzo (della corruzione) c’è. Come sempre. E il saggio Piercamillo Davigo, nuovo presidente dell’Associazione nazionale magistrati, ha fatto bene a ricordarlo a tutti. Questo magistrato non è sufficientemente di sinistra o sufficientemente simpatico (perché è ironico, colto e scrupoloso, ma da sempre non è, come qualche rinomato politico, un produttore professionista di empatia)? Non è una buona scusa per concentrarsi solo sul dito.
Davigo, si dice, guida il sindacato dei magistrati e non ha dunque il compito di fare interventi di natura politica: come se la Camusso, la Furlan, Landini o Barbagallo dovessero volteggiare con la leggerezza di Carla Fracci occupandosi esclusivamente delle rivendicazioni dei lavoratori...
Facile criticare le parole di Davigo e dire che non si può fare di tutta l’erba un fascio. Facile contestare un uomo che la politica, quasi per sminuirlo, ricorda come il “tecnico” del pool di Mani pulite, fingendo di dimenticare che l’Italia - senza quelle inchieste e anche senza persone come Davigo - sarebbe la capitale della corruzione. Da giorni si discute di toni, di parole, di metodo e si osserva appunto il dito di chi indica il pozzo della corruzione, ma si scorda che i giornali sono pieni di inchieste che coinvolgono politici. Le sentenze di carta e le sentenze politiche non vanno mai confuse con le sentenze dei tribunali. Ma pensare che non esista la corruzione perché si è nominato un autorevole magistrato come Raffaele Cantone alla guida di una nuova Autorità nazionale anticorruzione, significa scambiare la diagnosi con la terapia. Guardate ciò che è successo negli ultimi giorni in Italia o osservate pure ciò che è successo qui, con l’inchiesta sui fondi riservati di Durnwalder, con lo scandalo dell’energia - che ha ridisegnato la mappa del potere, rompendo schemi considerati scontati - e chiedetevi a chi e a cosa servirebbe il silenzio dei magistrati. I toni si possono migliorare. I politici non sono tutti cattivi e i magistrati non sono tutti buoni. Ma certe parole vanno prese sul serio.













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