Vadena, con i libri dismessi  Egeon firma la Porta della cultura 

L’ultima fatica dell’artista locale. Una porta che scompare tra gli scaffali: ognuno ci metterà gli autori preferiti Sarà realizzata coi libri dismessi. «La maniglia? Senza serratura. La chiave non è un oggetto fisico, è l’immaginazione»


Sara Martinello


Vadena. Non solo pittura urbana: stavolta l’arte di Matteo Picelli, più conosciuto come Egeon, entra in una biblioteca. E la valorizza con un’installazione a tema. Succede a Vadena, dove su impulso dell’assessora alla cultura Martine Parise l’artista realizzerà nelle prossime settimane una porta che scompare tra gli scaffali e una volta scovata apre sul mondo dell’immaginazione, la Porta della cultura.

Non è inusuale ma fa sempre un certo effetto vedere come l’arte di chi fa murales possa passare dagli spazi aperti a quelli più chiusi (sempre che non si tratti per esempio di un locale underground), anche in un certo modo istituzionali come può esserlo una biblioteca. Il murales può essere un’opera di guerriglia urbana, sempre politico nel suo carattere di “bello” a disposizione della collettività. Con la Porta della cultura Egeon introduce il fare arte all’interno di uno spazio chiuso, sì, ma pur sempre pubblico. E libero, perché è tra i libri che cresciamo, che impariamo a capire gli altri e a stare insieme come persone che condividono una storia e una letteratura o che quella letteratura la raccontano ad altri.

La Porta della cultura di Vadena sarà dunque un’installazione fatta di libri dismessi, altrimenti tristemente destinati al macero.

«Stavolta ho deviato dall’aspetto pittorico, mi piace ampliare il mio campo d’azione – spiega Egeon –. Sono partito dal carattere del luogo, la biblioteca, un posto che dà libertà. La Porta della cultura è una porta verso altre dimensioni, uno spazio che invece di restituire figure a chi lo guardi lascia che sia proprio l’osservatore a proiettare immagini».

L’artista ci riesce rivolgendo verso lo spettatore le pagine anziché i dorsi dei volumi.

«Così tolgo ogni riferimento autoriale e ognuno può riempire la porta con i “propri” autori, con le proprie parole. In questo senso è significativa anche la scelta di inserire una maniglia senza serratura: la chiave non è un oggetto fisico, è l’immaginazione».

L’ultima opera che ha lasciato il segno.

A Laives intanto, al Centro Giovani No Logo, si parla ancora dell’ultima opera di Egeon che ha lasciato il segno con Quasimodo e il senso della vita.

«L’ermetismo, che è poesia pura, mi ha sempre affascinato. Per certi versi si può dire che rispecchi il linguaggio moderno di comunicare, soprattutto sui social. Messaggi veloci, immediati... peccato manchi spesso la poesia appunto. Quello è stato un invito a tutti, giovani e meno giovani, a rivalutare il tempo a disposizione, che è destinato a finire... e quindi: che farne, di questo tempo? Il mio è un invito a cercare la bellezza nella vita e a farla fiorire, prima che scompaia».

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