Bisca in via Di Vittorio: condannati in dieci

I giocatori trovati al tavolo verde durante l’irruzione delle forze dell’ordine, per loro decreto penale di condanna, dovranno pagare trecento euro


di Mario Bertoldi


BOLZANO. «Nessuna bisca clandestina ma semplicemente l’organizzazione di alcuni amici intenzionati ad allenarsi per superare gli esami per diventare”croupie” all’estero anche in vista dell’ufficializzazione del poker texano». Fu questa la tesi difensiva che l’avvocato Marco Ferretti decise per il suo assistito, il bolzanino Renato Bernato, denunciato a piede libero con l’accusa di organizzazione di gioco d’azzardo dopo un blitz delle forze dell’ordine in una presunta bisca clandestina in zona industriale.

Come si ricorderà gli agenti di polizia fecero irruzione al civico 9 di via Di Vittorio ove era stata individuata una bisca clandestina realizzata all’interno di un appartamento preso in affitto da una fantomatica associazione denominata «amici dell’informatica».

La difesa negò sempre che si trattasse di una bisca clandestina e provò che i 1550 euro sequestrati nel corso del blitz sarebbero soldi privati di Bernato in parte vinti poche ore prima all’Admiral di via Oltrisarco e destinati al fratello. I falsi franchi svizzeri (10 milioni) trovati ancora incelofanati avrebbero dovuto essere utilizzati per una festa di carnevale.

Ora la Procura della Repubblica ha tirato le prime somme dell’inchiesta curata dal sostituto procuratore Daniela Pol che proprio nei giorni scorsi ha notificato ai dieci presunti giocatori trovati all’interno del locale i relativi decreti penali di condanna. In sostanza tutti i giocatori (o presunti tali) sono stati raggiunti da un decreto di condanna, con una ammenda a 300 euro. Pare che nessuno abbia deciso di impugnare.

«Non tanto - ha puntualizzato l’avvocato Marco Ferretti - per l’ammissione degli interessati alle proprie responsabilità quanto per il fatto che per impugnare una condanna a 300 euro di ammenda (che non avrà conseguenze) l’ingaggio di un avvocato sarebbe costato ovviamente molto di più».

I dieci presunti giocatori, dunque, hanno deciso di non impugnare. Non è stata invece ancora definita la posizione del presunto promotore o titolare della struttura che venne dissequestrata, nel gennaio scorso, dopo alcune settimane.

La Procura, comunque, ritiene che si possa considerare provata l’attività illecita che sarebbe stata messa in atto all’interno dell’immobile, preso in affitto dell’ associazione culturale «amici dell’informatica».

L’ avvocato difensore Marco Ferretti ha però sempre sostenuto la presunta infondatezza delle accuse, al punto che la presunta bisca sarebbe stata in realtà povera in canna dato che parte dei soldi trovati nel corso della perquisizione (700 euro) sarebbero stati dati in prestito dal fratello del titolare per il pagamento della bolletta della corrette elettrica evitando il blocco della fornitura,

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