il caso

Brindisi assoluzione Durnwalder, interviene l'Anm: «I magistrati stiano lontani da ogni potere politico»

Severa presa di posizione della sezione regionale dell’Anm sul brindisi a cui era presente l'ex capo della Procura Tarfusser. «Ciò che è accaduto dopo la sentenza di assoluzione non ci piace»



BOLZANO. «Quello che è successo dopo la sentenza del processo a carico di Luis Durnwalder non ci piace». E’ un inciso severo quello che emerge da un comunicato stampa diffuso ieri sera dalla sezione del Trentino Alto Adige dell’Associazione nazionale magistrati. Al centro del caso c’è ancora la fotografia che ritrae l’ex procuratore capo Cuno Tarfusser (oggi giudice internazionale all’Aja) mentre si appresta a brindare al bar assieme a Durnwalder e ai suoi legali per la sentenza che lo ha mandato assolto dall’accusa di peculato in relazione alla gestione del cosiddetti fondo riservato.

La Procura aveva chiesto la condanna di Durnwalder a 3 anni di reclusione e quel brindisi del dottor Tarfusser assieme all’ex governatore e ai suoi legali è stato inevitabilmente interpretato come uno sgarbo professione ed una presa di distanza dell’ex capo della Procura dalle tesi sostenute dai suoi colleghi. Ora nel comunicato ufficiale diffuso venerdì 17 maggio, la sezione regionale dell’Anm ricorda che «i magistrati requirenti di Bolzano hanno legittimamente esercitato l’azione penale nel processo a carico dell’ex governatore della Provincia di Bolzano. Un giudice dell’udienza preliminare ha deciso che il processo andava fatto. Tre giudici del Tribunale di Bolzano hanno al momento ritenuto che gli elementi probatori non fossero sufficienti per una condanna. Questa è fisiologia processuale».

Il brindisi di Durnwalder con Cuno Tarfusser al bar subito dopo la sentenza di assoluzione BOLZANO. Eccolo qui il brindisi del presidente dopo la sentenza di assoluzione. Sono circa le 14 di sabato 11 giugno. Uno scatto sulla pagina Facebook del Caffè Alan (molto frequentato da magistrati...

«Ognuno - si legge ancora nella nota - ha fatto il suo dovere e, per quel che ci compete, non ci sembra che vi sia elemento alcuno, dotato di una minima concretezza, per dubitare ragionevolmente dell’imparzialità e dell’indipendenza dei tre giudici. I nostri colleghi, per quel che ci riguarda, continuano a meritare il nostro rispetto e la nostra fiducia. La motivazione della sentenza è, come sempre, elemento di garanzia in quanto consentirà un controllo sociale sull’operato dei giudici, ferma restando la loro libertà di valutazione dei fatti e di interpretazione della legge. Non ci è piaciuto ciò che è successo dopo la pronunzia della sentenza, ma non vogliamo esprimere valutazioni sulla vicenda specifica, per non cadere anche noi nell’errore di voler a tutti i costi dire la nostra e dar ulteriore fuoco ad inutili polemiche. Offriamo solo ai cittadini ed ai colleghi la descrizione del nostro modello di magistrato. Noi vogliamo magistrati che stanno lontano dal potere politico – amministrativo nel cui territorio esercitano o hanno esercitato la giurisdizione, che siano consapevoli dell’importanza di apparire imparziali, che evitino, anche a costo di interrompere rapporti personali, di frequentare soggetti che avrebbero potuto o, per il futuro, potrebbero indagare e processare o, magari, che siano già state condannate. Ci ispiriamo al modello di magistrato che si astiene dal dare valutazione sui processi in cui ha avuto o avrà parte, sulla stampa o in altri luoghi pubblici, ma che percorra fino in fondo solo ed esclusivamente la strada processuale, che è l’unica strada che ci compete".

"Ci piacciono i Pubblici Ministeri - si conclude la nota - che possono affermare, senza poter essere smentiti, di non parlare mai dei loro processi con i giudici prima o durante il processo, se non nel corso delle udienze. Crediamo nel modello di giudice che si esprime sul processo solo in udienza e con la sua sentenza. Non è sempre facile rispettare tale modello, ma riteniamo che ogni sforzo in questa direzione ripaghi in termini di prestigio ed accettazione sociale del nostro ruolo».

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