DISASTRO FERROVIARIOPrimi responsi dai periti: la franaprovocata dall'impianto di irrigazione

Il primo responso tecnico non lascia dubbi: a provocare lo smottamento che lunedì ha travolto il treno della Venosta seminando morte e dolore, è stata la fuoriuscita di acqua dall’impianto difettoso di irrigazione nel meleto sovrastante la massicciata ferroviaria. Lo hanno lasciato intendere ieri sera gli stessi consulenti universitari nominati dalla Procura dopo la simulazione
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BOLZANO. Il primo responso tecnico non lascia dubbi: a provocare lo smottamento che lunedì scorso ha travolto il treno della Venosta seminando morte e dolore, è stata la fuoriuscita di acqua dall’impianto (difettoso) di irrigazione nel meleto sovrastante la massicciata ferroviaria.
 Lo hanno lasciato intendere ieri sera gli stessi consulenti universitari di cui si avvale la Procura della Repubblica per ricostruire cosa sia effettivamente accaduto al momento della sciagura. Ieri l’esperimento giudiziario è stato sospeso per l’evidente pericolo di provocare un nuovo distacco di terreno dalla scarpata che sovrasta la ferrovia. La prova indiretta di quanto avvenuto il giorno della tragedia.
 Sembra dunque ormai accertato che tutto possa essere ricondotto alla rottura di una valvola dell’impianto di irrigazione che avrebbe permesso la fuoriuscita (in meno di un’ora e mezza) di qualcosa come 50 mila litri d’acqua, «sparata» nel terreno ad una notevole pressione e tutta convogliata in un unico punto di «scarico» che coincide esattamente con la «lingua» di terreno che ha ceduto e ha travolto il treno. Sarebbe proprio questa, dunque, la causa prima del disastro.
 Le perizia geologiche ed idrauliche non si sono concluse. Riprenderanno martedì prossimo ma i primi responsi hanno ormai indirizzato l’inchiesta in una direzione ben precisa.
 Ieri la simulazione è stata preceduta verso le 9 quando i terreni sono stati inzuppati d’acqua per verificare per quanto tempo la perdita potrebbe essere proseguita per arrivare a provocare una frana. In precedenza erano stati installati manometri, vasche di raccolta dell’acqua, rilevatori di terra.
 I tre consulenti tecnici della Procura della Repubblica - il professor Rinaldo Genevois del dipartimento di geologia dell’università di Padova, il professor Vincenzo Bixio (del dipartimento di ingegneria idraulica sempre dell’università di Padova) ed il professor Alberto Mazzucato, docente di ingegneria geotecnica all’università di Venezia - presente il procuratore capo Guido Rispoli, hanno formato due gruppi di lavoro.
 Il primo si è diretto ad ispezionare la valvola a monte, l’altro s’è fermato presso quella a valle.
 Sono stati posizionati tre profili di rilevatori all’interno dei meleti per captare l’esatta umidità del terreno. Poi è stato sistemato un contenitore dalla capacità di 3000 litri per calcolare il tempo di riempimento con l’acqua degli impianto di irrigazione dei due meleti posti sotto sequestro a seguito della frana. I tecnici hanno verificato la velocità di riempimento del contenitore, controllando anche la pressione. Nel primo pomeriggio il secondo test per il quale sono stati messi in funzione tutti gli impianti di irrigazione della zona.
 Il terzo test prevedeva di far scorrere l’acqua senza poi raccoglierla. Ma è durato soltanto un paio di minuti e rinviato quindi alla prossima settimana, proprio per evitare il rischio di un altro smottamento. I tre consulenti non hanno voluto fare dichiarazioni, neppure ai legali del contadino Franz Sprenger e del Consorzio bonifica Silandro.
 Il procuratore capo ha confermato il difetto della valvola più a monte. Poi ha aggiunto: «Ora lasciamo lavorare gli esperti in tutta serenità. A loro il compito di fare tutti i calcoli possibili sulla base della simulazione effettuata. Hanno 90 giorni di tempo per consegnare il risultato di questo lavoro».
 Alla simulazione di ieri mattina, sul frutteto di sua proprietà, ha partecipato anche Franz Sprenger assistito dal avvocato Georg Wielander di Merano.
 Il legale ha espresso soddisfazione «perchè gli accertamenti e le perizie vengano fatti in modo serio e meticoloso. Collaboreremo con gli inquirenti fattivamente. Non sono ovviamente un tecnico e quindi bisognerà aspettare la relazione dei tre consulenti prima di poter esprimere un parere e scegliere come procedere.
 Gli esperti nominati dalla Procura hanno tre mesi di tempo per presentare i risultati del loro lavoro minuzioso».
 Dello stesso tono anche la dichiarazione dei legali del consorzio irriguo: «L’esito del secondo test è stato per noi favorevole visto che il contenitore si è riempito d’acqua più lentamente rispetto al primo test. Ma non sono un tecnico ed in una questione così delicata è meglio avere prima i dati ufficiali elaborati dai consulenti nominati dalla Procura». 













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