Fiamme all’ex convitto usato come bivacco

Aslago, materassi in fiamme sotto i balconi del St.Josef in via Castel Flavon La protesta dei residenti: quel luogo è in totale abbandono, va ristrutturato


di Riccardo Valletti


BOLZANO. E' l'ennesima storia di ordinario abbandono. Stavolta l'allarme per i vigili del fuoco è stato lanciato dall'ex convitto St. Josef di Aslago. In via Castel Flavon 40, giusto di fianco al campo di calcio dell'Aslago Calcio, ieri pomeriggio si è levata una colonna di fumo nero all'esterno della scuola abbandonata. Materassi in fiamme sotto le balconate esterne, ma nessun ferito, fortunatamente.

E torna alla luce il problema dell'edificio al centro di Aslago ormai ridotto a un rudere, che il quartiere vede sprofondare nella gramigna e tra i rifiuti di ondate di occupanti che a turno lo usano come tetto di fortuna o come toletta. La storia va avanti da un anno, e il circondario ne ha abbastanza.

«Sono già entrati anche nei nostri spogliatoi per derubarci di tutto quello che hanno potuto portare via», denuncia Christoph Anich dell'Aslago Calcio. Finché gli spogliatoi a bordo campo non saranno terminati, i soci devono utilizzare i locali adiacenti alla scuola abbandonata e sperare di ritrovare tutto alla fine della partita.

L'edificio è un labirinto di passerelle di cemento e acciaio, e in ogni angolo coperto ci sono segni dell’uso come riparo di fortuna: sedie sfondate e materassi buttati in terra fanno da soggiorno, il giardino rigoglioso che sta seppellendo le mura si è adattato a fare da bagno. Intorno è una semina di lattine di birra, stoviglie fradicie e tracce di uso di droghe. Secondo la testimonianza di chi è stato dentro l'edificio, i pavimenti sarebbero un tappeto di siringhe, frutto di mesi di rifugium peccatorum.

Il lato dell'edificio interessato dalle fiamme ora ospita un cumulo di lattine bruciacchiate e gomma sciolta. L'intervento dei vigili del fuoco è stato abbastanza tempestivo da evitare che le fiamme attecchissero alla sterpaglia tutto intorno, e così i danni si sono limitati a una superficie ridotta giusto sulla parete esterna dell'edificio. Ma quello che preoccupa è che probabilmente già stanotte gli abitanti del tugurio torneranno alle loro coperte, «Prima o poi qualcuno ci resterà secco», commenta un anziano della zona, «e allora finalmente la Provincia magari interverrà a rimettere in funzione questa struttura. Parlano tanto di sprechi e poi lasciano marcire un palazzo intero senza trovargli una funzione dignitosa».

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