In Alto Adige “bocciati” i mini-voucher

Non piace il tetto dei 5mila euro annui ad azienda. C’è chi è passato al lavoro a chiamata. Previsto un aumento del «nero»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. La mini-riforma dei voucher piace a pochi in Alto Adige, soprattutto nei settori del commercio e del turismo, che nel 2016 ne avevano staccati a migliaia. Spesso abusandone e sollevando l’ira dei sindacati. Sono due i limiti dei «contratti Inps online» (questo è il nome corretto): il tetto massimo di 5.000 euro l’anno per le aziende (in passato c’è chi ha accumulato buoni anche fino a 100 mila euro) e il fatto che a poter ricorrere «al lavoro occasionale telematico» potranno essere solo le ditte fino a 5 dipendenti a tempo indeterminato.

«Nelle ultime settimane - spiega Helmuth Sinn, direttore della ripartizione lavoro della Provincia - abbiamo registrato una virata verso il lavoro a chiamata, che non ha peraltro la stessa flessibilità dei voucher ed è destinato ad under 25 e over 55». I settori del commercio e dell’alberghiero sono quelli che, in assoluto, stanno incontrando maggiori difficoltà a riparametrarsi rispetto alla nuova realtà.

Per Toni Serafini, segretario provinciale della Uil, questa mini riforma va incontro alle esigenze delle famiglie ma non alle aziende. «Si tratta di applicare il nuovo istituto ai lavori svolti al servizio della famiglia (cura e assistenza ad anziani o a bambini ma anche agli studenti) e ad alcuni casi ben individuati nel settore dell'agricoltura. Giusto, invece, il tetto annuo per le aziende che prima non era previsto». Per Serafini – se non ci sono situazioni di occasionalità – le aziende farebbero bene a ricorrere ad altre forme contrattuali: «Dal lavoro a chiamata al part-time, dal lavoro interinale ai contratti a termine. Certo, molti imprenditori non sono d’accordo ma solo perché costano di più». Per quanto attiene i voucher la provincia di Bolzano nel 2016 era settima a livello nazionale (con 3.628.384 buoni venduti) ma prima nel rapporto popolazione - voucher venduti. «C’è chi ne ha abusato senza ritegno».

Per il senatore della Svp Hans Berger i nuovi voucher «sono meglio di niente, ma non risolvono certo il problema». In difficoltà, secondo la Svp, c’è anche il terzo settore. «Con questi tetti non c’è margine nemmeno per pagare chi fa assistenza ai ragazzi nei mesi estivi». Anche per questo la Svp sta spingendo per cercare di togliere il tetto annuo dei 5 mila euro per le aziende. «Non sono d’accordo - prosegue Berger - con chi sostiene che in Alto Adige abbiamo abusato dei voucher. Semplicemente avevamo trovato il modo di mettere in regola anche chi svolgeva un secondo lavoro: molte altre regioni hanno optato per il nero». Anche secondo Manfred Pinzger, presidente degli albergatori dell’Hgv, le novità all’orizzonte «serviranno solo a pochissimi soggetti. Nel nostro campo sono stati penalizzati soprattutto coloro che organizzano catering e matrimoni». Per il presidente dell’Unione commercio turismo e servizi Walter Amort è importante che «dopo due mesi di silenzio si sia cominciato a mettere concretamente mano alle possibili alternative». Per l’Unione è una soluzione parziale, perché potrà essere usata solo dalle «pmi». «Ci attendiamo quindi una legge definitiva, che offra a tutte le aziende una regolamentazione rapida e priva di burocrazia del lavoro occasionale».

Ogni lavoratore, può percepire un massimo di 2.500 euro dallo stesso datore di lavoro.

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