Iva gonfiata, speculazioni del 10%

I Consumatori: rincari ingiustificati nell'elettronica


Valeria Frangipane


BOLZANO. Altoatesini con le tasche sempre più vuote e commercianti (alcuni) sempre più furbi. Il Centro tutela consumatori alza le antenne e avverte gli aspiranti clienti: «Fate attenzione ai cambi di prezzo ingiustificati. L'Iva è passata dal 20 al 21% ma diversi negozi hanno approfittato della momentanea confusione per aumentare i prezzi dei prodotti ben oltre la variazione imposta». La faccenda - spiegano Walther Andreaus e Luca Marcon del Ctcu - è andata così. «L'aumento è scattato il 17 settembre e parecchi negozi, che non riuscivano nell'arco di poche ore a cambiare le etichette con i prezzi, hanno esposto per esempio all'entrata e all'interno interno dei cartelli con i quali avvisare la clientela del fatto che i prezzi apposti potevano non risultare corretti a causa dell'impossibilità di procedere in tempi brevi all'adeguamento delle etichette dei prodotti in vendita. Il sabato successivo 24 settembre 2011, un collaboratore del CTCU si è recato in incognito presso uno dei più noti punti vendita del comune capoluogo per verificare la corretta esecuzione di quanto sopra descritto attraverso l'acquisto di due prodotti campione: un film per ragazzi in DVD e un videogioco per la "console" «Nintendo DS». A fronte di due prezzi precedenti all'aumento dell'IVA pari rispettivamente a 5,90 euro e 9,90 euro, il DVD risultava ancora marcato con la vecchia etichetta (5,90 euro), mentre il videogioco era stato aumentato a 10,50 euro. Alla cassa, infine, il DVD è stato fatto pagare 6,49 euro e il videogioco 10,50. Tabella prezzo prima dell'aumento IVA prezzo simulato con il solo aumento IVA prezzo in etichetta prezzo pagato alla cassa aumento extra IVA DVD "I fantastici 4" 5,90 euro 5,95 euro 5,90 euro 6,49 euro 9,10% Videogioco per Nintendo DS 9,90 euro 9,98 euro 10,50 euro 10,50 euro 5,20% Inoltre, tutti i videogiochi «Nintendo» in vendita a 10,50 euro erano contenuti in un cestone a fianco del quale spiccava un cartello di grande formato con riportato sopra il testo seguente: «Offerta speciale 9,90 euro». «Siamo di fronte a diverse violazioni della disciplina che regola il commercio - esordisce Walther Andreaus - non ultima quella che riguarda le cosiddette «offerte speciali». Porre a fianco dei prodotti un cartello con riportato un prezzo e farne pagare uno più alto, è considerata a tutti gli effetti pubblicità ingannevole: sulla quale è competente anche l'Antitrust, che in passato ha già irrogato diverse sanzioni per casi analoghi. Riguardo invece alla differenza tra il semplice aumento dell'IVA e il reale ritocco che ha interessato i prodotti verificati - conclude il direttore del CTCU - è la semplice dimostrazione di quanto da noi già paventato prima dell'entrata in vigore del cambio dell'aliquota. Quello che trovo poco corretto è che si cerchi di dare ad intendere ai consumatori che le variazioni di prezzo siano soprattutto originate dall'aumento dell'IVA, quando in realtà la sua incidenza sull'aumento totale è quella che possiamo vedere. Temiamo che questi comportamenti abbiano un ulteriore forte impatto sull'andamento dell'inflazione dei prossimi mesi». Le norme che regolano il commercio in proposito sono chiare. Posto il fatto che nella quasi totalità dei casi l'etichetta di prezzo di un prodotto coincide con quanto indicato poi alla cassa, se dovesse esserci una discrepanza tra i due prezzi, il cliente ha il diritto di pagare l'acquisto secondo il prezzo esposto sul prodotto e non quello indicato alla cassa. Se il negozio rifiuta la transazione, è competente ad intervenire la sezione annonaria della polizia municipale oppure il personale della guardia di finanza. di Valeria Frangipane BOLZANO. Altoatesini con le tasche sempre più vuote e commercianti (alcuni) sempre più furbi. Il Centro tutela consumatori avverte i clienti: «Fate attenzione ai cambi di prezzo ingiustificati. L'Iva è passata dal 20 al 21% ma diversi negozi hanno approfittato della confusione per ritoccare i prezzi dei prodotti ben oltre la variazione imposta». Le cose - spiegano Walther Andreaus e Luca Marcon del Ctcu - sono andate così. «L'aumento è scattato il 17 settembre ed alcuni esercizi, che mai sarebbero riusciti nell'arco di poche ore a cambiare le etichette, hanno risolto (giustamente) la questione con dei cartelli che avvisavano la clientela che i prezzi esposti potevano non risultare corretti». Il Ctcu ha preso atto ma sabato 24 settembre, giusto una settimana dopo, è andato a verificare. «Siamo entrati in un grosso maxistore di elettrodomestici della città per controllare due prodotti campione: un film per ragazzi in dvd e un videogioco per la console "Nintendo Ds". Il dvd che costava 5.90 euro e che con il ritocco voluto dall'Iva avrebbe dovuto passare a 5.95 euro, alla cassa costava di fatto 6.49 euro, il 10% in più. Mentre il videogioco che in origine costava 9.90 euro e con il ritocco avrebbe dovuto arrivare a 9.98 è stato venduto a 10.50 euro con un sovraprezzo del 6%. E come se non bastasse tutti i videogiochi "Nintendo" schizzati a 10.50 se ne stavano dentro un cestone con sopra la scritta - errata - offerta speciale a 9.90». Scusi ma perchè errata? «Perchè alla cassa il prezzo reale era di 10.50 euro». Andreaus, direttore del Ctcu, non si dà a tanti giri di parole: «Siamo di fronte a diverse violazioni della disciplina che regola il commercio. La differenza tra il semplice aumento dell'Iva e il reale ritocco che ha interessato i prodotti verificati è la semplice dimostrazione di quanto da noi già paventato prima dell'entrata in vigore del cambio dell'aliquota. Quello che trovo poco corretto è che si cerchi di dare ad intendere ai consumatori che le variazioni di prezzo siano soprattutto originate dall'aumento dell'Iva, quando in realtà la sua incidenza sull'aumento totale è quella che possiamo vedere. Temiamo che questi comportamenti abbiano un ulteriore forte impatto sull'andamento dell'inflazione dei prossimi mesi». Le norme che regolano il commercio a proposito sono davvero molto chiare. «Nella quasi totalità dei casi l'etichetta di un prodotto coincide con quanto indicato poi alla cassa ma se dovesse esserci una discrepanza tra i due prezzi, il cliente ha il diritto di pagare l'acquisto secondo la cifra riportata sul prodotto e non quella indicata alla cassa». Spesso però non capita e il negozio si scusa! «Se il negozio rifiuta la transazione sia i vigili che la Guardia di finanza possono fargli la multa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità