L’eccidio del 30 aprile ’45, otto vittime senza senso

Volevano festeggiare la fine delle guerra: vennero uccise dai soldati nazisti Coinvolti gli studenti del liceo Gandhi. Presenti i militari, l’Anpi e il Comune


di Ezio Danieli


BOLZANO. Il 30 aprile 1945 è una data entrata violentemente nella memoria collettiva dei meranesi. In città quel giorno si formano alcuni cortei inneggianti alla pace e alla fine della guerra. All'improvviso i manifestanti sono fatti bersaglio di colpi di arma da fuoco. È una strage: perdono la vita il bambino Paolo Castagna, lo studente Orlando Comina, il cameriere Andrea D'Amico, l'elettricista Dino Ferrari, il commerciante Otello Neri, il contadino Luigi Trabacchi, il direttore didattico Benone Vivori ed il meccanico Luigi Zanini. Due di loro trovano la morte in corso Libertà, gli altri sei in quella che allora si chiamava via Volta, oggi via XXX aprile.

Quella di ieri è stata una ricorrenza del 30 aprile diversa dal solito. C'era tanta gente ieri mattina in piazza Teatro per rendere onore alla vittime di quell'orribile rigurgito nazista compiuto a fine aprile del 1945: grazie all'Anpi è stata organizzata una manifestazione più articolata del solito in cui la parte dei protagonisti è stata recitata dagli studenti dell'indirizzo scientifico della scuola Gandhi che hanno letto una rievocazione della tragica mattinata elaborata a scuola.

Prima di loro il sindaco Paul Rösch, prima in tedesco e poi in italiano, ha evidenziato il significato della ricorrenza che vuol essere un impegno costante a favore della convivenza e della democrazia «soprattutto in questo momento particolare in cui si creano muri ai confini». Rösch ha poi invitato a riflettere sul sacrificio delle vittime meranesi colpevoli soltanto di aver f esteggiato la fine della guerra. È seguito l'intervento di Orfeo Donatini, presidente provinciale dell'Anpi, che ha posto l'attenzione sul fatto che per la prima volta, grazie al sindaco Rösch, è stato coinvolto il gruppo linguistico tedesco nella ricorrenza del 30 aprile 1945 «perché se è vero che i meranesi trucidati erano tutti di madrelingua italiana, è altrettanto vero - ha detto Donatini - che è stata l'intera città ad essere colpita in modo tanto feroce». Presenti le associazioni combattentistiche e d'arma con i loro labari, le massime autorità militari meranesi, un picchetto d'onore della "Julia", è stata la volta di alcuni studenti dell'indirizzo scientifico scientifico dei licei Gandhi che hanno letto un testo da loro preparato nell'ambito di un progetto didattico coordinato dai professori Simonetta Giovannini e Maurizio Citarda. Nel testo si restituisce una voce ai protagonisti della vicenda attraverso un lavoro che ne immagina le parole i sentimenti e i pensieri a partire dai fatti accertati e documentati dalle ricerche storiche di Paolo Bill Valente. È stato un momento commovente seguito con attenzione da tutti i presenti: la rievocazione dei ragazzi ha fatto conoscere meglio la storia di quella tragica giornata. I nomi delle vittime sono riportati nella lapide sulla facciata esterna del teatro Puccini e proprio ai piedi della lapide sono state poste le corone di alloro.

Nel pomeriggio, alle 14.30, è stata la volta degli Antifa meranesi che hanno organizzato un sit in in piazza del Grano. C'era un microfono rimasto aperto a interventi spontanei. Un'azione volta a restituire centralità a una disamina attenta e consapevole degli eventi storici. È stata un'occasione che è servita a ricondurre quelle che nella nostra terra sono state a lungo due visioni distinte e antitetiche della storia, ad una narrazione condivisa, con le sue luci e le sue ombre che si è rivelata preziosa ed indispensabile premessa per la costruzione di un futuro di convivenza.













Altre notizie

Attualità