La carica dei 56 beagle salvati dalla vivisezione

Nel maggio del 2002 viene fermato al Brennero un carico di cuccioli-cavie Affidati alla Sill vengono poi dati in adozione. Un caso che fece scuola in Italia


di Fabio Zamboni


BOLZANO. Molti abbaiano ancora, qualcuno è morto per uno di quei malanni che colpiscono soprattutto i cani di razza. Ma tutti i loro padroni non possono comunque dimenticare quel maggio del 2002 in cui la vicenda dei 56 beagle fermati al Brennero mentre erano in viaggio verso Amburgo destinati a diventare cavie tenne banco sui giornali per settimane, con titoli clamorosi in prima pagina. Fra le notizie vistose di cui siamo andati a caccia per il nostro domenicale viaggio nei 70 anni dell’”Alto Adige”, quella dei cagnolini salvati in Alto Adige con una operazione che ebbe vasta eco in tutt’Italia e anche oltre confine, è certamente una delle più… vistose. Il 30 maggio del 2002 trova subito spazio in prima pagina: «Camion con 56 cuccioli sequestrato al Brennero». In pratica gli intensi guaiti dei piccoli beagle stipati dentro un camion fermo al Brennero in attesa di ripartire per Amburgo dove sarebbero stati usati per gli esprimenti tossicologici di una casa farmaceutica avevano allertato la polizia stradale che dopo un rapido controllo delle loro condizioni aveva richiesto l’intervento di un veterinario. Ed ecco che Giovanni Lorenzi, veterinario del canile sanitario, dichiara che le condizioni di trasporto non erano accettabili, e a quel punto interviene l’avvocato Rudi Benedikter che con un esposto alla procura contro il titolare della ditta emiliana proprietaria dei cani fa intervenire il sostituto procuratore Benno Baumgartner che decide il sequesto degli animali e il loro ricovero presso il canile bolzanino della Sill.

La ditta Morini proprietaria dei cani – interpellata dall’”Alto Adige” - interviene con l’invio di un nuovo camion per prelevare i cuccioli e farli ripartire per Amburgo, perché la legge consente l’uso dei beagle come cavie. Ma il provvedimento del magistrato, le certificazioni del veterinario sulle condizioni precarie degli animali e l’intervento dell’europarlamentare Toni Ebner bloccano tutto qui a Bolzano. I 56 cuccioli diventano un caso nazionale, perché Ebner acquista i cuccioli, ne adotta due e offre gli altri a tutti quelli che vogliono adottarli. Si scatena la gara di solidarietà: al Dolomiten di Ebner arrivano centinaia di richieste di adozione, e alla Sill inizia il pellegrinaggio di bambini e adulti che vogliono chi vedere, chi adottare i cuccioli. Una schiera di politici si fa avanti, mentre si stabilisce che l’acquisto alla cifra di 351,19 euro (“se uno paga si sente più responsabilizzato”, dichiara Ebner) è possibile solo seguendo una lista di richieste in ordine cronologico. Arrivano mail e fax da tutta Italia, e anche da Austria e Germania. E vanno in porto le prime adozioni. Nel frattempo non mancano le polemiche: in consiglio comunale l’opposizione di destra si scaglia contro l’assessore Fattor dopo che il Comune si è rifiutato di adottare alcuni cuccioli; AN se la prende con la Caritas di Mauro Randi, reo di “preoccuparsi più dei cani che dei profughi curdi”.

Mentre alla Sill si procedeva alle prime sette adozioni, dopo che Michl Ebner aveva adottato i primi due per i suoi figli, si diffonde la voce che un carico di beagle sarebbe pronto a partire da Reggio Emilia sempre diretto al laboratorio di Amburgo. E l’”Alto Adige” intervista gli animalisti. L’edizione del 1° giugno riporta: “La rete europea delle organizzazioni antivivisezione è già al lavoro per bloccare il camion: la Lav cercherà di intercettarlo prima che passi il Brennero, ma in Germania sono comunque già pronti a intervenire con azioni clamorose gli attivisti del movimento radicale Tierbefreier. E il comandante della polizia stradale di Vipiteno Mock si è impegnato a rafforzare le pattuglie per controllare le condizioni di trasporto. Ester Valzolgher della Lav si dice convinta: «L’allevamento ha già disponibili i 56 piccoli che rimpiazzeranno i beagle salvati a Bolzano. La ditta Morini non avrebbe mai venduto ad Ebner se non avesse avuto la certezza di poterli sostituire al volo. Parliamo di un’azienda enorme, che “produce” migliaia di animali».

Ma intanto la questione, diventata nazionale, aveva portato il tema delle cavie su tavoli politici importanti, e la vicenda dei 56 beagle aveva sollecitato un’attenzione del tutto nuova sul tema della vivisezione e dell’uso degli animali per esperimenti.













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