La commissione Ipes: controlli e verifiche troppo blandi

Il quadro d'insieme uscito dalle varie audizioni in commissione, è quello di un'autonomia gestionale e decisionale di singoli dirigenti e strutture dell'Ipes, «dove se uno voleva agire in modo non corretto, lo poteva fare»



BOLZANO. Nessuno si prendeva responsabilità nel controllare e verificare quanto avveniva nei vari settori. È quanto emerge, secondo i politici, dai lavori della commissione d'inchiesta sull'Ipes che si è riunita nuovamente.

Presente il direttore generale Franz Stimpfl e due dipendenti dell'istituto a rispondere alle domande dei consiglieri provinciali. Tutti a sottolineare di non voler entrare nelle questioni penali legate all'inchiesta del procuratore capo Guido Rispoli, ma altrettanto decisi nel ribadire che il quadro d'insieme uscito dalle varie audizioni in commissione, è quello di un'autonomia gestionale e decisionale di singoli dirigenti e strutture dell'Ipes, «dove se uno voleva agire in modo non corretto, lo poteva fare».

Così ad esempio i consiglieri Riccardo Dello Sbarba (Verdi), Andreas Pöder (Union), Elena Artioli (Lega) e Donato Seppi (Unitalia). «A Merano e Bressanone gli appalti si facevano con le vecchie procedure, mentre a Bolzano c'era più discrezionalità nelle scelte delle ditte cui affidare i lavori», sottolinea Dello Sbarba. La commissione, presieduta da Elmar Pichler Rolle (Svp), tornerà a riunirsi il 15 ottobre. Poi sarà la volta di una relazione finale, che i più vorrebbero condivisa.













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