Le Ferrovie: «Basta coi treni mezzi vuoti»

Il presidente Cardia: è finita per sempre l'epoca dei collegamenti che non si ripagano


Davide Pasquali


BOLZANO. «I treni non è che sono stati eliminati perché erano inutili. Sono stati diminuiti in quanto avevano una copertura non sufficiente di utilizzo». Lo spiega il presidente del gruppo Ferrovie dello Stato, Lamberto Cardia. Il quale non apre spiragli per il futuro locale: «Possiamo mantenere solo le linee che hanno remunerazione». In regione di recente le Ferrovie dello Stato hanno soppresso numerosi collegamenti: treni notturni, a lunga percorrenza, con auto al seguito. Presidente, questa politica di eliminazione dei collegamenti proseguirà o c'è qualche spiraglio di possibile miglioramento, almeno a livello locale? «Posso rispondere in termini nazionali. Non è che sono stati eliminati treni perché questi treni erano inutili. Sono stati diminuiti in quanto avevano una copertura non sufficiente di utilizzo. E allora si è ritenuto di fare, specialmente dalla Sicilia verso Napoli e Roma, un treno notturno, che poi trova la possibilità attraverso altre linee ad alta velocità, e quindi anche più rapide, con un costo sostanzialmente equivalente, con l'unico fatto di scendere a Napoli o a Roma per prendere l'altro treno, di mantenere l'attività che consenta lo sviluppo dei collegamenti dalla Sicilia fino al Brennero e al resto del Nord, mantenendo le linee che hanno remunerazione». Viviamo in un momento in cui i costi, tutti, devono avere il loro equilibrio? «Questo momento doveva esistere da sempre. Non si può mandare in giro un treno con cinque passeggeri magari utilizzando dieci vagoni. Viceversa, se tre treni messi insieme possono fare la copertura idonea a mantenere l'equilibrio finanziario, questo è il fine che ha il nostro gruppo, l'obbligo che Ferrovie dello Stato deve perseguire. E che persegue». I collegamenti colla Germania, le bisarche per auto e moto al seguito, erano però molto gettonati, e infatti ora sta per subentrare Deutsche Bahn. Proseguirete con questo genere di scelte? «La scelta per noi non è scelta ma obbligo di legge: perseguire il pareggio di bilancio, dato che abbiamo il divieto di avere aiuti di Stato. Oggi viviamo in un settore in cui se si fa un investimento, quell'investimento deve essere remunerativo, restituendo parte del capitale, e gli interessi se per caso si va a prestito. Questa è la linea di principio che nelle Ferrovie viene perseguita e che io perseguo come presidente del gruppo che guido assieme all'amministratore delegato, il dottor Moretti. Per quanto riguarda le bisarche, ci sono momenti nei quali possono trovare un utilizzo, magari nel periodo in cui si va a sciare o nel periodo delle vacanze estive. Ci sono molti altri periodi nei quali sono assolutamente inutilizzate. Quindi, tra dare ed avere, se non c'è equilibrio, il dare deve essere ridimensionato. Se poi un paese straniero, confinante, ritiene di poter fare un'offerta che trova la corrispondenza e che non impedisce l'equivalente da parte italiana, non c'è nessun impedimento. Anzi, le liberalizzazioni, sempre se equivalenti, mi trovano favorevole». La manovra cresci-Italia del governo avrà qualche ripercussione sul trasporto ferroviario locale? «Si è giunti alla conclusione che il trasporto locale debba essere finanziato anche dalle regioni, in modo tale da consentire un miglioramento di qualità. Perché oggi nei servizi di alta velocità la qualità è eccezionale, i risultati sono massimi. Meglio di così è difficile fare. Per quanto riguarda invece i trasporti regionali occorre migliorare sia dal punto di vista dei mezzi, intendo dei treni, sia dal punto di vista del funzionamento della pulizia. Ma per far questo occorre che i contratti con le regioni siano tali che possano consentire l'equilibrio fra entrate e uscite. Non dico che le regioni non abbiano fatto. In passato però siamo vissuti spendendo più di quanto producevamo. Come ripeto sempre a mio figlio: siamo vissuti meglio di quanto saremmo vissuti se ci fosse stata minore spendita e minore debito pubblico. Oggi siamo in una fase in cui si deve ritrovare l'equilibrio e recuperare ciò che in passato abbiamo avuto di maggiore beneficio».

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