a tavola

Le migliori osterie dell'Alto Adige scelte da Slow Food

Assegnate le Chiocciole d’oro a cinque locali altoatesini. Signoroni: «Abbiamo puntato su accoglienza e ospitalità»


di Angelo Carrillo


VARNA (Bolzano). Sono ben 5 le osterie dell’Alto Adige premiate quest’anno con la Chiocciola d’Oro di Slow Food. Ma in realtà sono ben più numerosi i locali che da quando la più seguita guida italiana ha cominciato a censire i luoghi del mangiare bene a prezzi contenuti hanno fatto strada trasformandosi in paladini del territorio anche in Alto Adige.

Lo ha ricordato ampiamente Eugenio Signoroni curatore della guida con Marco Bolasco e la governatrice dell’Alto Adige Cristina Gretter, alla cena di presentazione organizzata nei giorni scorsi all’Abbazia di Novacella. A cucinare Oskar Messner, uno dei cuochi più amati della cucina di territorio locale, patron del ristorante Pitzock in Val di Funes, protagonista del presidio Slow Food della Pecora con gli Occhiali.

In abbinamento ai piatti dello chef, i vini dell’Abbazia di Novacella, una delle più importanti cantine italiane. Nel corso della serata sono stati presentati anche i formaggi “Slow” della Valle Aurina, raccontati da Martin Pircher e Agnes Laner storici protagonisti del presido del graukäse della Valle Aurina.

In primo piano naturalmente le osterie dell’Alto Adige con in testa il Kürbishof di Anterivo, ma anche il Signaterhof di Renon-Ritten, lo Jägerhof di San Leonardo in Passiria, il Lamm Mitterwirt di San Martino in Passiria, e il grande Durnwald della Val di Casies-Gsies. «Ritrovare l’osteria come luogo in cui si sta bene»: con queste parole, Eugenio Signoroni ha introdotto l’edizione 2017 della storica guida. «Abbiamo deciso di puntare sulla riscoperta dei locali autentici e, soprattutto, sull’accoglienza e l’ospitalità, il vero segno di riconoscimento che contraddistingue gli indirizzi presenti in Osterie d’Italia».

Con questa nuova edizione i curatori hanno, i somma cercato di rimanere il più fedeli possibile al concetto di osteria. Il governatore dell’Alto Adige Cristina Gretter ha speso parole di lode ed incoraggiamento verso questo importante settore della ristorazione di qualità ma a prezzi accessibili, intrinsecamente legata alla storia culturale altoatesina: «Quello che le osterie propongono è quel tipo di cibo che Slow Food vuole nella ristorazione. Il cibo è un diritto e per questo deve rispettare la qualità ed essere venduto al giusto prezzo, per essere accessibile a tutti. Gli osti rappresentano un’avanguardia e un’opportunità per la ristorazione del nostra terra, e per questo vi chiediamo di farvi portavoce di nuove modalità di distribuzione del cibo».

All’interno di questa filosofia si situa la maggior parte delle 153 inedite recensioni: tali nuovi locali proposti presentano un menù che non supera i 35 euro. Una serata importante dove oltre alle osterie sono stati protagonisti i prodotti valorizzati e spesso recuperati dal lavoro dell’Associazione, basti pensare al Graukäse della Valle Aurina rappresentato dalla eroica produttrice Agnes Laner che lo produce in un maso di montagna quasi verticale, ma anche Martin Picher che nel suo negozio Despar di Campo Tures lo vende insieme al numero record di ben 130 diversi tipi di formaggi. Straordinario.













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