Scuola

Le universitarie di Unibz pronte a sostituire i docenti no-vax 

Paul Videsott, preside di Scienze della Formazione: «Chi è al quinto anno, è preparato e motivato per salire in cattedra»


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Le nostre studentesse del quinto anno sono pronte per andare in cattedra e ci prepariamo a riorganizzare le lezioni, per consentire loro di insegnare». Ne è convinto Paul Videsott, preside della facoltà di Scienze della formazione primaria di Bressanone, dove studiano e si laureano le future insegnanti di scuola materna ed elementari (la stragrande maggioranza sono donne, ndr); lo sperano i presidi delle scuole di lingua italiana, tedesca e ladina che, a breve, dovranno tamponare i buchi negli organici, causati dagli insegnanti no-vax.

L'altro giorno sono scaduti i termini dei cinque giorni - dall’entrata in vigore il 15 dicembre del decreto del premier Draghi che ha fissato l’obbligo vaccinale per tutto il personale scolastico - entro i quali i docenti che non lo abbiano ancora fatto, devono presentare o l’attestato dell’avvenuta vaccinazione; in alternativa l’appuntamento per farla o l’esonero.

Al momento sono 759 i docenti non immunizzati ai quali sono stati inviati gli avvisi: 65 nella scuola italiana, 40 in quella ladina, 654 in quella tedesca.

Attenzione però perché si tratta di numeri provvisori: nel frattempo qualcuno potrebbe aver deciso di farsi vaccinare o potrebbe aver ottenuto l’esonero per ragioni legate a problemi di salute. In caso contrario - come detto - scatta la sospensione dal servizio senza stipendio.

Gli effetti delle sospensioni si vedranno a partire dal 10 gennaio, quando riprenderanno le lezioni, dopo le vacanze di Natale

Ma intanto i dirigenti si devono organizzare. Andando a “pescare” innanzitutto dalle graduatorie dei supplenti e poi dalla piattaforma MADlene dalla quale si può attingere, scegliendo tra coloro che si sono proposti inviando il curriculum. È facile prevedere che non basterà - in particolare nella scuola di lingua tedesca - a tappare i vuoti. Per questo la Provincia ha il piano B che punta sull’aiuto delle studentesse dell’ultimo anno della facoltà di Scienze della formazione e insegnanti andati in pensione.

Con le studentesse del quinto anno di Scienze della formazione - complessivamente 210 - si potranno coprire almeno in parte i buchi che si verranno a creare nelle scuole materne e alle elementari. «Non serve - assicura Videsott - alcun accordo specifico, applichiamo il regolamento già in essere per le supplenze. Del resto il quinto anno più che sulle lezioni in aula, punta molto sul tirocinio. Se le studentesse accetteranno di fare supplenza per un periodo di oltre tre mesi, verrà loro riconosciuto come tirocinio».

Intanto alla facoltà di Bressanone ci si prepara a riorganizzare le lezioni, proprio per aiutare le scuole che da gennaio potrebbero trovarsi in forte difficoltà. «L’idea - spiega Videsott - è di spostare le lezioni del mattino al pomeriggio, in modo da consentire alle studentesse di garantire le supplenze».

Intanto si sono create le premesse giuridiche per il ritorno in classe dei prof andati in pensione. Proprio per questo, nell’ambito della discussione sul bilancio 2022, venerdì notte il consiglio provinciale ha approvato l’emendamento presentato dall’assessore Philipp Achammer che prevede la possibilità, per l’anno scolastico 2022-2022 - non prevista dalla legge nazionale - di attribuire “ incarichi di collaborazione retribuiti e contratti a tempo determinato anche a personale collocato in quiescienza”. Un’eccezione ammessa qualora “non sia possibile sostituire il personale sospeso in attuazione delle norme che prevedono l’obbligo vaccinale, mediante l’attribuzione di contratti a tempo determinato”.

Ma ci sarebbe qualcuno disposto a tornare? L’impressione generale è che non saranno tanti a dare la disponibilità .

Ma c’è anche chi come Ilde Longhin, in pensione da cinque anni, lo farebbe per “spirito di servizio”, ma prima ancora per la passione con cui ha insegnato per 40 anni: «È un lavoro meraviglioso iniziato nelle scuole di lingua tedesca come insegnante di italiano; proseguito in quelle italiane e concluso alle Foscolo, in una classe plurilingue, dove ho visto i benefici prodotti da questo modello di insegnamento. Da quando sono in pensione, sono molto impegnata in attività di volontariato, in particolare all’interno dell’associazione “Il papavero”, ma se c’è bisogno, non mi tiro indietro: torno in classe».

Chi rientrerebbe “domani, anzi oggi se fosse possibile” è Laura Canal, ex preside delle Pascoli: «Io sono andata in pensione, quattro anni fa, da dirigente e purtroppo non potrei tornare. Peccato, perché per me la scuola è sempre stata la seconda casa, questo la dice lunga sulla mia passione per l’insegnamento. Avrei ancora tanta voglia di fare; tante idee da realizzare, ma ogni cosa ha un inizio e una fine, bisogna farsene una ragione. Sono sicura però, che ci saranno insegnanti che torneranno e li invidio».













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