La storia

Lo chef stellato: «Grazie ai chirurghi sono tornato alla vita a tempo record»

A gennaio 2020 Giancarlo Morelli si era infortunato gravemente in Val Badia, durante una discesa sugli sci. «All’improvviso  il buio ed un dolore fortissimo. Gli angeli sono arrivati in elicottero»



BOLZANO. Più di un anno fa il bruttissimo incidente sulle nevi della Val Badia col quale ha rischiato la tetraplegia. Oggi Giancarlo Morelli, chef stellato, vari ristoranti e una lunga lista di riconoscimenti nell'alta cucina mondiale, ringrazia l’Alto Adige ed i medici e gli infermieri che l’hanno salvato. Ad operarlo il dottor Maximilian Broger, viceprimario di Neurochirurgia al San Maurizio che si occupa principalmente di chirurgia vertebrale.

«Ce l’ho fatta - scrive Morelli - oggi ho sei vitine di titanio impiantate nelle vertebre del collo ed altre 5 inserite tra il ginocchio ed il piede. Sono ripartito con un passo più... avanti ed ho capito che la vita è fatta di molte sfaccettature e parecchie facce, basta solo saperle scegliere». Così Broger: «Sì è trattato di un intervento sicuramente molto delicato, ma che eseguiamo spesso a causa dell’alta incidenza di traumi in Alto Adige. Ha rischiato la tetraplegia o peggio. Abbiamo proceduto con una riduzione ed osteosintesi con viti di titanio e barre delle vertebre fratturate. Anche i colleghi dell’ Ortopedia hanno avuto un bel daffare, a causa di una frattura esposta della gamba. Per me è stata occasione di conoscere un uomo particolare, istrionico, innamorato della vita e del suo lavoro».

L’incidente in Val Badia.

A gennaio 2020 Giancarlo Morelli si infortuna gravemente sulle nevi della Val Badia, durante una discesa sugli sci. Riporta una commozione cerebrale e fratture multiple ad una gamba. Viene trasportato in elicottero all'ospedale di Bolzano, le sue condizioni sono gravi, viene sottoposto ad un lungo intervento chirurgico. Sulla sua pagina Instagram la famiglia rassicura i tanti amici. «É un po' spezzettato - si legge - ... abbiate pazienza ancora qualche giorno perché non può scrivere né rispondere al telefono. Un caro abbraccio a tutti e vi terremo informati sulla sua pronta guarigione».

Il racconto di Morelli.

«Era una splendida giornata di sole, la pista innevata, e una bella compagnia. La situazione ideale per sorridere alla vita. Ma le cose non sempre vanno come si vorrebbe e così, come quando si stacca la spina dal muro, io mi sono staccato, per pochi attimi, non solo dalla realtà, ma anche dal mondo».

All’improvviso il buio.

«I suoni ovattati della gente che parlava, il mio respiro così profondo e ansimante che sembrava quello di qualcun altro e l’inconsapevolezza di non capire cosa stesse succedendo e poi eccolo all’improvviso come un’ ascia affilata che trafigge il petto, è arrivato il dolore, ma non un dolore normale, ma uno di quelli che hai bisogno che passino giorni e anche mesi per capire esattamente da dove arrivi, o cosa abbia colpito e a volte neanche il tempo ti aiuterà a capirlo. Perché quel dolore non solo colpisce il corpo, ma anche l’anima».

La vita ricomincia a 60 anni.

«Perché ricominciare a vivere a sessant’anni non è roba da poco! E mentre ero li sdraiato su una lastra di ghiaccio, mi sono reso conto che era arrivato un angelo a prendersi cura di me, ma non era arrivato vestito di azzurro, sbattendo le ali e con l’aureola in testa, ma in elicottero... vestito di rosso e la giacca verde con su scritto Mountain Rescue. Da lì è cominciata un’altra era. Quei suoni che arrivano da quelle macchine infernali, suoni più o meno acuti e assordanti, la vita attaccata ad un filo o a uno di quei suoni che non vorresti mai sentire».

Un grazie corale.

«Ci sarebbe una fila interminabile di gente che dovrei ringraziare per il fatto che io sia ancora qui a scrivere e raccontare. Le infermiere che mi hanno accudito come se fossi l’unico a cui dover pensare, i medici e chirurghi ai quali non sarò mai abbastanza grato, perché sono debitore loro di una vita. Ho ricevuto la telefonata di un caro amico, lui per un incidente analogo non può più usare gran parte del suo corpo, lui è un esempio di vita, un esempio di come si possa rinascere, di come si possa ricominciare la vita partendo da un punto diverso da quello da cui siamo abituati a partire. Come lui sono ripartito con un passo... più avanti ed ho capito che la vita è fatta di molte sfaccettature e parecchie facce, basta solo saperle cogliere».

Il neurochirurgo.

Il dottor Maximilian Broger racconta che «l’intero gruppo di Neurochirurgia - diretto dal primario Andreas Schwarz - ha lavorato con grande impegno, così come l’assistenza infermieristica che è il nostro fiore all’occhiello. Il paziente dal canto suo ha sempre mostrato grande fiducia e determinazione, doti fondamentali che hanno certamente contribuito al suo recupero fisico. Auguro a Giancarlo Morelli il meglio, che continui a stupirci anche in cucina, adesso che è tornato nel suo elemento». V.F.













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